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Gli arresti nelle famiglie mafiose trapanesi: un ex assessore di Custonaci svelò gli affari che hanno portato al blitz

I presunti legami tra l'ex vicesindaco Carlo Guarano e i clan mafiosi della zona

Il Comune di Custonaci

C'è una gola profonda dietro l'operazione Scialandro che nella notte ha portato in carcere 17 persone e altre 4 ai domiciliari, tra i comuni di Custonaci, Valderice e Trapani.

A svelare i presunti rapporti tra l'ex vicesindaco Carlo Guarano e i clan mafiosi della zona, oltre alle intercettazioni, numerosissime in questi due anni di indagini, sono state le rivelazioni di un altro ex esponente della giunta che ha raccontato che l'elezione di Guarano era stata sostenuta dai boss Giuseppe Costa e Paolo Magro.

Le dichiarazioni della gola profonda puntualmente riscontrate dagli investigatori della Dia, squadra mobile e carabinieri, hanno evidenziato come lo stesso esponente politico, oltre a sovrintendere alla gestione illegale dei buoni spesa a favore di persone segnalate da esponenti della famiglia mafiosa locale, avrebbe spinto anche per l'assunzione del mafioso Giuseppe Costa in un cantiere lavoro del Comune di Custonaci da settembre a dicembre 2020, percependo 2.618 euro.

Il 13 settembre di quell'anno fu registrata una conversazione di Guarano con altri due mafiosi, Mario Mazzara e Giovanni Marceca. Qui emergono con chiarezza sia i rapporti personali tra i tre, sia soprattutto gli interessi di Mazzara, riguardo all'attività politica dell'ex vicesindaco Guarano. Ancora il 21 settembre 2021, sempre i tre, discutevano di un affare legato alla gestione di un supermercato grazie a una variante del piano regolatore sul cambio di destinazione per alcuni terreni di proprietà della suocera di Costa.

Chi è Giuseppe Costa

Costa è stato condannato a 12 anni di reclusione nel 2021. È uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino. Il bambino fu rapito, segregato e infine ucciso. Il suo corpo venne poi sciolto nell'acido.

Giuseppe Costa

Il processo con il rito abbreviato era legato al blitz eseguito dai carabinieri e dalla Dia di Trapani nel dicembre dello scorso anno. Dopo una lunga detenzione Costa era tornato in libertà il 3 febbraio 2017, ma le microspie dei militari, a distanza di poco più di un mese, avevano iniziato nuovamente a documentare i suoi contatti con i vertici della mafia di Trapani e Marsala. Nel corso delle indagini era stato documentato anche un summit in cui si sarebbe parlato anche delle elezioni regionali del 2017 e di investimenti da programmare nel settore della raccolta dei rifiuti inerti.

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