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Asp di Palermo, mazzette e dentiere: ci sono altri casi. Asp parte civile nel procedimento contro i tre indagati

L’anziana vittima ha denunciato, indagini su chi avrebbe accettato di pagare. L’ipotesi investigativa è quella di un sistema diffuso per ricattare i pazienti

L’ingresso dell’Asp di via Gaetano La Loggia dove ha sede il gabinetto dentistico

La richiesta di una mazzetta a un’anziana per le cure odontoiatriche al Pta Biondo dell’Asp potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, la spia di un modo di fare diffuso per lucrare sui pazienti bisognosi di terapie, seppur esentati dai pagamenti per via di età e patologie.

Il gip Clelia Maltese, che ha firmato l'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari nei confronti del dentista Giuseppe Guiglia di 53 anni, dell’odontotecnico Sebastiano Lanza di 55 e dell’infermiere Massimo Vito Salvatore Cumella di 51, accusati di concussione e sospesi per un anno dal servizio, scrive a chiare lettere nel provvedimento che si tratta di «una condotta non occasionale, ma come rientrante in un collaudato modus operandi dei tre indagati, adusi a richiedere danaro in cambio delle prestazioni da loro effettuate per conto dell'Asp. Il comportamento disinvolto e spregiudicato dei tre, in attesa dell'interrogatorio di garanzia, fa ritenere gli stessi propensi e inclini a commettere ulteriori condotte analoghe a quelle oggetto del presente procedimento».

Materia di approfondimenti per i carabinieri, al lavoro per comprendere se il terzetto abbia colpito altre volte. L'indagine, così, si allarga. Dagli inquirenti arriva un invito a quanti avessero subito un simile trattamento a farsi avanti.
L'inchiesta, che mette in luce la cronica carenza di servizi odontoiatrici nel pubblico (la gran parte dei cittadini per le cure deve rivolgersi ai privati), è nata dalla denuncia di una donna di 84 anni che si era rivolta al centro sanitario di via La Loggia per la riparazione della dentiera. Ma, già alla prima visita, nel luglio scorso, era rimasta interdetta per via della esplicita richiesta di danaro formulata dal personale del centro sanitario nonostante la all’Asp attraverso il Cup e con prescrizione medica di esenzione totale: 100 euro da pagare in contanti e da consegnare non all'interno della struttura ma vicino al posto in cui si piazza il panellaro. Una spaccato di miserabile corruttela in una struttura sanitaria pubblica che pone ulteriori interrogativi circa il quantum richiesto, una cifra modesta.

Negli altri casi di cui sospettano gli inquirenti, sarebbe stata chiesta la stessa somma o sarebbe stata formulata una richiesta più esosa? Un interrogativo sul quale stanno lavorando gli investigatori.

L’Asp, dal canto suo, ha annunciato, che si costituirà parte civile nel procedimento contro i tre indagati.
La donna ha raccontato ai carabinieri della stazione di Mezzomonreale, che hanno organizzato la trappola fotocopiando le banconote poi consegnate dalla signora, della esplicita richiesta da parte del medico: «Dopo aver preso l’impronta dei denti, il dottore mi ha invitata in un piccolo stanzino e, quando eravamo da soli, mi ha detto: “Questo lavoro costa 100 euro”. Ho chiesto se potevo pagare alla cassa e avere una ricevuta ma lui ha risposto che avrei dovuto pagare in contanti. Allora ho detto che era la prima volta che mi facevano una simile richiesta, ma lui ha ribadito che questa era la cifra e che avrei dovuto consegnarla senza ottenere una ricevuta». I carabinieri si sono messi all’opera per presentarsi al successivo appuntamento per la consegna dei soldi, che, tra un rinvio e l’altro, è avvenuto il 26 luglio. Un paio di giorni prima, quando il medico era assente, le era stato chiesto: «Signora che fa, se ne sta andando? Niente deve lasciare? Come era rimasta col dottore?». Poi, il giorno dell’incontro, quando la donna ha consegnato il danaro sono intervenuti gli investigatori, che hanno sorpreso Lanza con i soldi mentre era in compagnia di Guiglia e Cumella.

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