La prevenzione oncologica torna al centro del dibattito. L’esplosione del numero dei tumori accende sempre più i riflettori sul tema della cura e dei costi che il sistema sanitario nazionale e i pazienti devono affrontare, un volume che ammonta a 19 miliardi di euro all’anno.
Lo strumento degli screening, ancora gratuiti, dunque, si rivela sempre più un modello vincente per l’ammalato e l’economia. Serve però maggiore comunicazione e oggi i vertici dell’assessorato regionale alla Salute, oncologi, medici di medicina generale, epidemiologi e rappresentanti di associazioni di pazienti si sono riuniti a villa Malfitano, a Palermo, in un convegno organizzato dalla rivista AZ Salute, discutendo difronte ad una platea di studenti del liceo linguistico Ninni Cassarà per rafforzare sempre di più i canali di informazione, con la collaborazione dell'agenzia Italpress, media partner dell'evento.
«Già nell’800 Edison - ha sottolineato Daniela Crimi, preside liceo Ninni Cassarà - diceva che ‘'il medico del futuro non prescriverà farmaci, ma educherà il paziente ad un corretto stile di vita e alla conoscenza delle malattie’’. Ecco, la parola educare è fondamentale: dobbiamo educare ad una corretta alimentazione, al buon cibo e ad un corretto stile di vita, strumenti indispensabili che i giovani hanno a disposizione per prevenire le malattie».
Purtroppo oggi bisogna scontrarsi con la dura realtà economica: sempre meno soldi e fondi a disposizione, rendono farmaci e terapie inaccessibili e l’arma della prevenzione, gratuita, diventa un strumento necessario: «Facciamo gli screening, facciamoli - sottolinea Rosalba Muratori, medico famiglia e presidente dell’associazione Marco Sacchi - sono strumenti gratuiti, che servono per arrivare prima della malattia e che fa la differenza. In un momento in cui soldi non ce n’è la malattia genera problemi sanitari e problemi sociali - denuncia Muratori - la gente non ha neanche più i soldi per potersi comprare lo sciroppo».
Tra i relatori anche il direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano, che ha paragonato la prevenzione alla diplomazia: «La cura - ha detto - è già l’arma che si utilizza contro le malattie. Noi, invece, non dobbiamo entrare in guerra ma prevenirla con la diplomazia. Allora facciamo i controlli: si anticipano i tumori e anche in un’ottica più pragmatica ne beneficia il sistema sanitario nazionale».
Caricamento commenti
Commenta la notizia