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Il padre dell’agente Agostino: «Dopo la condanna è vicino il tempo di tagliare la barba»

Sulla tomba del figlio giurò di non radersi fino al giorno in cui avrebbe ottenuto giustizia

«Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me. Ora toglierò la scritta sulla sua lapide, “morta in attesa di verità e giustizia”». Queste le prime parole di Vincenzo Agostino, papà di Nino e suocero di Ida Castelluccio, poco dopo la conferma dell’ergastolo, in appello, per il killer di Resuttana, Nino Madonia, accusato dell’omicidio della coppia, uccisa il 5 agosto 1989. Agostino - che ha assistito a tutte le udienze sia del processo in abbreviato a Madonia sia a quelle col rito ordinario a carico di Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto - prosegue: «Ringrazio tutti in particolare l’avvocato (Fabio Repici, ndr) e soprattutto la magistratura. Finalmente si fa luce. Non soltanto per me e per la mia famiglia. Quella di oggi è una sentenza importante per l’intero Paese. Intanto, Madonia - prosegue - resta in carcere, io spero che adesso decida di pentirsi e di raccontare tutto quello che sa».

Poi Agostino conclude: «Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la barba (lunga e bianca che non taglia dal 5 agosto ‘89, il giorno del delitto, ndr) perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario. In caso di condanna, posso dire che quel giorno potrò mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di mio figlio».

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