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Bomba, missile, cedimento strutturale: cronologia di 43 anni di depistaggi e inchieste sul disastro aereo di Ustica

Il corpo di una donna in mare dopo il disastro aereo

Questa è la cronologia delle tappe principali e delle inchieste giudiziarie legate alla vicenda del disastro aereo di Ustica.

27 giugno 1980: alle 20.59 il Dc9 Itavia in volo da Bologna a Palermo precipita al largo di Ustica. I morti sono 81. La prima ipotesi parla di cedimento strutturale. Cominciano i depistaggi. Una telefonata a nome dei Nar: sull’aereo c’era Marco Affatigato, estremista di destra legato ai servizi.

18 luglio 1980: trovati in Sila i resti di un Mig 23 libico.

16 marzo 1982: la relazione della commissione d’inchiesta ministeriale esclude il cedimento strutturale, ma conclude che non è possibile stabilire se sia stato un missile o una bomba.

Gennaio 1984: il pm Giorgio Santacroce formalizza l’inchiesta che passa al giudice istruttore Vittorio Bucarelli, che nomina una commissione di periti per stabilire le cause del disastro.

10 gugno 1987: la ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero della carcassa del Dc9. Il recupero sarà incompleto e si concluderà nel maggio 1988.

16 marzo 1989: il collegio dei periti consegna a Bucarelli la relazione con la tesi del missile lanciato da un aereo.

10 maggio 1989: la commissione d’inchiesta governativa sostiene la tesi del missile, senza escludere la bomba.

19 luglio 1991: la società inglese Winpol, incaricata di completare il recupero, riporta in superficie la scatola nera.

23 luglio 1994: per il collegio peritale nominato da Priore è stata una bomba nella toilette dell’aereo, ma due periti presentano un’altra relazione che non esclude il missile.

17 giugno 1997: per la perizia radar consegnata a Priore da un collegio di esperti, oltre al Dc9 c’erano aerei militari.

23 giugno 2000: il procuratore militare di Roma Antonino Intelisano chiede al gip l’archiviazione dell’indagine. Il 5 febbraio 2001 il gip ordina al pm di indagare quattro generali dell’Aeronautica per «concorso in alto tradimento».

2 luglio 2001: la Cassazione accoglie il ricorso del pm Intelisano. Il processo per il disastro di Ustica resta di competenza della giustizia civile e non di quella militare.

30 aprile 2004: la terza corte d’assise di Roma assolve i generali dell’Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo per i presunti depistaggi.

15 dicembre 2005: la prima Corte d’Assise d'Appello di Roma assolve, perché il fatto non sussiste, i generali Bartolucci e Ferri, accusati di alto tradimento in relazione all’omessa comunicazione al governo di informazioni sul disastro aereo.

1 giugno 2006: procura generale e governo ricorrono in Cassazione contro la sentenza d’appello.

10 gennaio 2007: la Cassazione dichiara inammissibile il ricorso. L’assoluzione perché il fatto non sussiste diventa definitiva.

30 maggio 2007: il tribunale civile di Palermo condanna i ministeri della Difesa e dei Trasporti al risarcimento dei familiari di quattro delle 81 vittime. Il 15 giugno 2010 la Corte d’Appello di Palermo conferma la condanna.

9 gennaio 2008: i familiari delle vittime aprono un nuovo fronte, citando, davanti al tribunale civile di Palermo, i ministeri della Difesa e dei Trasporti, «colpevoli delle omissioni e delle negligenze» che avrebbero impedito l’accertamento giudiziario della verità.

21 giugno 2008: la procura di Roma riapre l’inchiesta, dopo le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, secondo il quale ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile «a risonanza e non ad impatto» lanciato da un aereo della Marina militare francese.

6 maggio 2009: la Cassazione decide che un nuovo processo dovrà stabilire se i ministeri di Difesa e Trasporti abbiano avuto responsabilità civili nel mancato controllo dello spazio aereo.

8 maggio 2010: il capo dello Stato Giorgio Napolitano afferma che nella strage di Ustica oltre ad «intrecci eversivi, ci furono anche intrighi internazionali».

22 giugno 2010: con due rogatorie, in Francia e Usa, la procura di Roma chiede notizie sul traffico aereo militare nello spazio al largo di Ustica la sera del 27 giugno 1980. Da Parigi arriva una disponibilità alla collaborazione.

12 settembre 2011: il Tribunale Civile di Palermo condanna i ministeri Difesa e Trasporti al risarcimento di oltre 100 milioni di euro per 81 parenti delle vittime della strage.

21 settembre 2011: depositate le motivazioni della sentenza dei giudici civili di Palermo: a far precipitare il DC 9 fu un missile o una quasi collisione tra velivoli militari.

28 gennaio 2012: per il primo gruppo di vittime che hanno promosso la causa civile, la Cassazione ha condannato lo Stato a pagare un risarcimento. Per i giudici il D9 fu abbattuto da un missile. Il governo non impugna la sentenza.

22 ottobre 2013: la Cassazione «consacra» la tesi del missile e considera «definitivamente accertato» il «depistaggio» delle indagini.

9 ottobre 2014: i ministeri della Difesa e dei Trasporti condannati ad un risarcimento di 5,6 milioni di euro. Anche la Corte d’Appello di Palermo certifica l’ipotesi del missile ed esclude quelle della bomba a bordo o del cedimento strutturale.

22 maggio 2018: la Cassazione condanna il Ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture a risarcire la compagnia aerea Itavia, fallita dopo il disastro, per «omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica».

26 giugno 2023: l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma da oltre 15 anni si avvia verso l’archiviazione.

2 settembre 2023: l’ex premier Giuliano Amato rivela: «Il Dc9 è stato abbattuto da un missile francese».

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