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Palermo, febbre a 40 e dolori intestinali dopo un bagno nel mare inquinato di Sferracavallo

«Sono stato l'unico a entrare in acqua, non ho dato importanza ai cartelli di divieto. Ora ho capito e invito gli altri a rispettare le ordinanze»

Ha sfidato il mare inquinato e si è ritrovato con la febbre a 40 per cinque giorni e un’infezione gastrointestinale. Un palermitano di 37 anni non ha rispettato il divieto di balneazione affisso nella zona Stabilimento bagni, meglio nota come Scivoli, a Sferracavallo, località balneare di Palermo, e il consiglio degli amici di non tuffarsi in quelle acque che nonostante sembrassero pulite, in realtà - come era stato accertato - erano sporcate da reflui fognari. Ignaro di ciò che sarebbe accaduto, il giovane si è tuffato, l'unico a entrare in acqua, in un mare totalmente deserto.

«Arrivato a casa - racconta il ragazzo, residente a Cardillo, assiduo frequentatore della costa di Sferracavallo - ho cominciato ad avere brividi di freddo. Il giorno dopo mi è salita la febbre alta. La sera il termometro registrava 40 gradi. Sono arrivati subito dopo gli altri sintomi: vomito, disturbi gastrointestinali, dolori addominali. E così è stato per quattro giorni. La mia famiglia voleva portarmi anche al pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia, che è quello più vicino a casa nostra, perché mi vedeva stare così male. Io ho preferito seguire le indicazioni del medico curante e sono rimasto a casa. Non mi sono ancora ripreso del tutto. Una cosa è certa: non entrerò mai più in mare in presenza di divieto di balneazione. Se c’è un’ordinanza che vieta di fare il bagno, bisogna rispettarlo o rischiamo di mettere a rischio la nostra salute. Ora l’ho capito...».

Il trentasettenne, che preferisce non vedere pubblicato il suo nome, è disposto a raccontare la sua storia per mettere in guardia coloro che non danno il giusto peso a quei cartelli e a quei divieti. «Conosco persone che pensano non accada nulla e fanno il bagno ugualmente, come ho fatto io. Ho imparato la lezione - conclude - . Del resto, se c’è un divieto, è perché c’è un motivo. Tornerò in quella costa che amo profondamente solo quando ci diranno che il problema è stato risolto e fare il bagno non comporta più rischi per la salute».

Nella zona in questione, dove è stato affisso il cartello che indica il divieto di balneazione, l'Asp ha effettuato campionamenti delle acque dai quali è emerso il superamento dei valori limite dei parametri microbiologici di enterococchi intestinali ed escherichia coli. I sintomi compaiono generalmente da 12 ore a qualche giorno dopo il contatto con il batterio e hanno la durata di una settimana circa.

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