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Donò gli organi del marito morto, 10 anni dopo palermitana riceve una mail: «Vivo grazie a lui»

Marina Fontana nel 2013 con il suo gesto salvò un uomo, il direttore del Centro regionale trapianti Sicilia Giorgio Battaglia: «Donare è una scelta di vita che può salvare altre vite»

Giorgio Battaglia

«Ciao Marina, non mi conosci, mi presento: io sono Luigi e 10 anni fa tuo marito mi salvò la vita». Il 27 luglio scorso Marina Fontana, una donna palermitana, ha ricevuto una mail che iniziava con queste parole. Per lei quella è una data particolare: il 10 luglio del 2013 perse suo marito, Roberto Cona, in un incidente in autostrada. Una lettera commovente, che in questi giorni, ha fatto il giro dei social e ha riportato alla memoria quel gesto. Marina Fontana, quel giorno di dolore, aveva deciso di donare gli organi del marito. Il fegato, i polmoni, i reni. Un gesto che ha salvato almeno sei persone. E tra queste Luigi.

«Donare è una scelta di vita che può salvare altre vite, è un atto di generosità e di solidarietà verso gli altri - dice il dottore Giorgio Battaglia, coordinatore del Centro regionale trapianti della Sicilia - . Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte con responsabilità, senza donazione non può esserci nessun trapianto. L’impegno di tutti è quello di sensibilizzare i cittadini a donare e a dare le giuste informazioni. Donare è un gesto spontaneo, anonimo e gratuito che rende felice chi lo fa ma anche chi lo riceve».

«Per far fronte alle aspettative di conoscenza dei riceventi d'organo che si sviluppano nei familiari dei donatori, legate alla ricerca di senso rispetto al dolore della morte – spiegano le psicologhe del CRT Valentina Fiorica e Rita Faso, che si occupano del servizio dei familiari in lutto - il CRT Sicilia attraverso il Servizio di Supporto al Lutto prende in carico le richieste dei familiari garantendo la possibilità sia di un lavoro psicologico volto all'elaborazione della perdita e del valore del dono fatto alla comunità, sia la possibilità di conoscere nel tempo e nel rispetto dell'anonimato lo stato di salute dei riceventi. Al contempo anche i riceventi – aggiungono - vivono un tempo di lutto e di riadattamento alla vita ed è pertanto necessario preservare, proprio nel rispetto dell'anonimato, l'esperienza del legame psicologico che si instaura tra il ricevente e il suo donatore a seguito del processo di donazione e trapianto. Donare gli organi attraverso una scelta consapevole – concludono le psicologhe - è un'esperienza che crea legami con la comunità e non con il singolo, legami di gratuità che, proprio per questa natura, continueranno ad esistere preservando il loro valore anche in assenza di un incontro».

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