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Palermo, rubinetti chiusi agli occupanti abusivi di una villetta di Sferracavallo

Una signora si è rivolta alla nostra mail [email protected] per segnalare il problema: «Siamo pronti a pagare, ci ridiano la fornitura». Il Comune non chiude la porta

Da un lato c’è la lotta all’illegalità e all’abusivismo, dall’altro quattro famiglie senza acqua, bene primario e indispensabile. Dilemma di non poco momento, in estrema sintesi: l’abusivo può morire di sete, anche se ha bambini e disabili in casa? Succede in via delle Naiadi, a Sferracavallo, borgata balneare di Palermo, dove l’Amap ha messo i sigilli ai contatori di una villetta signorile ma occupata abusivamente, per i reiterati e mancati pagamenti dell’utenza: così da due mesi otto famiglie sono senza un goccio d’acqua. Le bollette non pagate in realtà sono a nome delle persone che abitavano nell’immobile fino a qualche anno fa e che poi sono andate via. A queste sono subentrate altre famiglie che hanno occupato abusivamente gli appartamenti.

Quattro di questi nuclei sono assegnatari (di altri appartamenti) e potranno comunque regolarizzare la loro situazione, chiedendo un nuovo allaccio. Ma per le altre quattro non c’è nulla da fare, perché la legge dice che «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi, in relazione all’immobile medesimo. Gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge».

La normativa però non fa differenze e non prevede il fatto che in quelle case, seppur abusivamente, vivono anche disabili, anziani e minori. Sono persone che - così racconta una di loro - a causa della grave carenza di alloggi popolari in città, per non finire in mezzo a una strada, hanno sfondato la porta di un alloggio non ancora assegnato e l’hanno occupato in maniera irregolare. E ora, bollati come abusivi dal Comune e come morosi dall’Amap, hanno avuto la sospensione immediata e senza preavviso dell’acqua e il sequestro dei contatori, con tanto di sigilli.

«Paghiamo ogni settimana 30 euro un’autobotte per avere l’acqua in casa - dice Serafina Lo Bianco, che all’interno della sua famiglia ha anche una bambina di nove anni -. Siamo nella lista per l’assegnazione delle case popolari da 20 anni e non siamo nelle condizioni di pagare un affitto. Avevamo solo due scelte: vivere in strada o occupare un alloggio. Siamo disposti a pagare, a regolarizzare la nostra situazione perché non possiamo vivere senza acqua. Il Comune non può lasciarci in questa condizioni».

L’acqua - è ciò che afferma la signora, che si è rivolta ai nostri contatti riservati ai lettori - è un bene essenziale, del quale non si può fare a meno: «E tra noi - aggiunge - ci sono anche anziani e bambini. Non abbiamo un goccio d’acqua né dai lavandini, né dallo scarico del bagno. Non possiamo lavarci. Parliamo di attività essenziali di prima necessità. E questa è una situazione che va avanti da mesi ormai. Siamo venuti allo scoperto perché abbiamo bisogno di aiuto».

Consapevoli della loro condizione di abusivismo e illegalità, le famiglie sperano che il Comune possa comprendere il loro bisogno. La vicenda è stata segnalata al Giornale di Sicilia con una email a [email protected] che, assieme al numero whatsapp 335.8783600, dà voce ai cittadini che vogliono segnalare disagi e disservizi. E la questione è stata da noi sottoposta all’assessore comunale ai Servizi sociali, Rosi Pennino.

«Mi dispiace che non si siano rivolti a noi, prima - dice l’assessore -. Li riceverò per capire se la loro situazione può rientrare tra i progetti di inclusione sociale e abitativa, ma ricordo agli interessati e a tutti che all’interno delle otto circoscrizioni sono presenti gli snodi di agenzia per le inclusioni che hanno personale aggiuntivo ai servizi sociali. Si occupano proprio di casi come questo e ce n’è uno per ogni circoscrizione». Il caso dunque sarà affrontato, anche se Pennino lascia intendere che non sarà semplice da risolvere.

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