Ha ammesso i fatti che la procura gli contesta Mario Di Ferro, il gestore del ristorante palermitano Villa Zito accusato di avere ceduto cocaina a diversi clienti della cosiddetta Palermo bene tra i quali l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, che non è indagato e che ieri è stato sentito come testimone. Di Ferro, ai domiciliari con le accuse di cessione di sostanze stupefacenti, è stato sentito dal gip di Palermo nel corso dell’interrogatorio di garanzia e ha risposto per un’ora alle domande in presenza del pm Giovanni Antoci.
Dall’indagine è emerso che l’ex presidente dell’Ars più volte sarebbe andato a prendere la cocaina nel locale di Di Ferro. Miccichè ha ammesso di fare uso di cocaina e di essersi rivolto all’amico di una vita per acquistarla. In due pagine di verbale l’ex senatore ha rivelato agli inquirenti di fare uso di droga. Il verbale è stato depositato davanti al gip.
L’ex senatore, che si è mostrato sereno e collaborativo, ha sottolineato che Di Ferro non è uno spacciatore e che quindi si sarebbe limitato a fare da tramite con i fornitori senza guadagnare nulla dalla cessione.
Ad acquistare la droga anche Gianfranco Migliorisi ex componente dello staff del presidente dell’Assemblea regionale Galvagno che, come Micciché avrebbe utilizzato un’auto blu per recarsi a Villa Zito.
L’indagine che ha portato all’arresto del ristoratore coinvolge anche tre dipendenti del locale, che sarebbero stati utilizzati nell’attività di spaccio e Gioacchino e Salvatore Salamone, che, secondo l’accusa, avrebbero fornito allo chef la droga.
Nel video parla Claudio Gallina Montana, legale di Mario Di Ferro
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