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Palermo, il medico Cammalleri dal gip: «Sì, ero nella cricca dei falsi invalidi»

Genova e gli altri indagati scelgono di non rispondere al giudice. Per procura e guardia di finanza si aprono nuovi scenari

Il tribunale di Palermo

È l’unico che ha ammesso, davanti al gip che lo interrogava, di aver fatto parte della cricca delle false invalidità: Rosario Cammalleri, 74 anni, originario di Cattolica Eraclea e residente a Palermo, medico, indagato per corruzione per avere redatto i certificati sanitari falsi che hanno consentito a tanti di ottenere benefici, ha risposto alle contestazioni del giudice Clelia Maltese e del sostituto procuratore Felice De Benedittis. Gli altri indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, a cominciare dal dirigente - ora in pensione - dell’ufficio invalidi dell’Asp 6, Agostino Genova (difeso dall’avvocato Santina Nora Campo). Genova è indagato per corruzione e falso in quanto coordinatore dell’ufficio invalidi civili dell’Asp e presidente delle commissioni invalidi civili (la prima) e ciechi civili.

Le nuove piste

Ora, per l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Paolo Guido - che è subentrato a capo del dipartimento per i reati ai danni della pubblica amministrazione retto fino a maggio da Sergio Demontis, che ha avviato e portato a termine l’indagine condotta da De Benedittis - si aprono nuovi scenari che si preannunciano importanti: c’è ancora tanto da scoprire nel giro delle false indennità scoperchiato dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza coordinato dal colonnello Gianluca Angelini.

Faccia a faccia con gip e pm

Il medico Cammalleri - assistito nella difesa dall’avvocato Raffaele Bonsignore - ieri mattina è entrato tra i primi nell’aula 20 del secondo piano del nuovo palazzo di giustizia dove si sono tenuti gli interrogatori di garanzia, e ha confermato che alcuni fatti contestati da Procura e gip sono stati commessi: ha ricostruito come sono andate le cose quando Genova gli chiedeva di predisporre le documentazioni sanitarie di chi chiedeva l’accesso ai benefici legati alle invalidità, alle indennità di accompagnamento per gravi patologie, agli iter per ottenere la legge 104 che prevede misure per tutelare le persone con disabilità e permessi ai familiari che prestano assistenza.

Il giro di soldi

L’ipotesi dell’accusa che ha portato all’emissione di sei ordini di custodia cautelare ai domiciliari parla di un vorticoso giro di soldi: a casa sia di Genova sia di Cammalleri sono stati trovati soldi in contanti, orologi preziosi, una sessantina di carte postepay dove venivano versati i compensi per la cricca. Il tariffario della corruzione prevedeva somme che oscillavano dai 250 ai mille e passa euro, a seconda delle prestazioni che si riusciva ad ottenere, e che i beneficiari pagavano ben consapevoli di alimentare guadagni illeciti e - ovviamente - anche pregiudizio nei confronti degli altri soggetti che avrebbero avuto il diritto di essere visitati in tempi celeri in vista del legittimo diritto ad aver riconosciuta un’indennità. Cammalleri ha quindi ammesso di aver partecipato al meccanismo orchestrato da Genova, che a sua volta era il collettore delle tangenti dato il suo ruolo di vertice nell’ufficio che concedeva le invalidità. Il medico ha anche spiegato - a sua difesa - alcuni passaggi che lo hanno visto protagonista di conversazioni telefoniche intercettate con Genova in cui i due parlavano di soldi in cambio della costruzione dei profili sanitari necessari per ottenere il via libera alle pratiche.

Gli altri in silenzio

Scena muta davanti al gip anche per gli altri arrestati: Carlos Battaglia, 58 anni, venezuelano residente a San Giuseppe Jato, indagato per corruzione e difeso dall’avvocato Giuseppe Pinella; Calogero Randazzo, 48 anni, difeso da Rosario Vento, e Pietra Di Fiore, 70 anni - avvocato Daniela Sabella - rappresentanti di un Caf a San Giuseppe Jato, indagati per corruzione; Tiziana Guadalupi, 52 anni, indagata per corruzione, difesa da Alessandro Martorana.

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