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Scopre la leucemia in gravidanza, al Policlinico di Palermo la curano e fanno nascere la bambina

I medici hanno impiegato una terapia chemio-free, con farmaci poco tossici. La piccola è nata alla trentaduesima settimana

Un momento in sala parto

Al Policlinico di Palermo un protocollo innovativo contro la leucemia mieloide acuta ha salvato una paziente di 36 anni in gravidanza e di far nascere la sua bambina alla trentaduesima settimana di gestazione. Ne dà notizia l’azienda ospedaliera universitaria spiegando che «è il secondo caso risolto con successo dall’ematologia usando un approccio chemio-free, senza farmaci caratterizzati da elevata tossicità».

Alla paziente, seguita in gravidanza dai medici dell’ambulatorio prenatale dell’unità di ginecologia, diretta da Renato Venezia, sono stati riscontrati valori del sangue alterati, da qui la richiesta di consulenza ematologica.

«La signora è giunta da noi alla ventiquattresima settimana di gestazione - spiega Sergio Siragusa, direttore dell’ematologia - con un quadro di anemia, piastrinopenia e leucocitosi. Essendo gli esami non compatibili con l’età gestazionale, ne abbiamo eseguito altri ematologici di secondo livello che hanno confermato la leucemia acuta mieloide. L’inizio di una chemioterapia aggressiva avrebbe compromesso la vitalità del feto e aumentato nella donna le complicanze ostetriche. In accordo ai dati di recenti sperimentazioni - continua l’ematologo - abbiamo adottato un approccio di attesa nell’inizio della chemioterapia per consentire il completamento della 38/ma settimana di gestazione che avrebbe garantito le maggiori possibilità di sopravvivenza del bambino».
Sono stati eseguiti controlli settimanali del midollo per monitorare il clone leucemico. «In caso di incremento significativo - aggiunge Siragusa - avremmo dovuto iniziare una chemioterapia e indurre un parto prematuro». Il protocollo modulato, adottato in collaborazione con i ginecologi, ha permesso una gravidanza regolare con il controllo della malattia».

L’approccio innovativo è stato vincente: la malattia è stata posta sotto controllo con farmaci non embriotossici e la donna ha potuto condurre la gravidanza fino alla trentaduesima settimana e partorire una bambina trasferita per due settimane in terapia intensiva neonatale, ma senza complicanze. Dopo il parto, la paziente ha iniziato una terapia basata su una combinazione di nuovi farmaci chemioterapici che consentono la cura a casa.

«La paziente - sottolinea Siragusa - dopo pochi cicli di terapia ha ottenuto la massima risposta, andando in remissione molecolare completa e adesso proseguirà con la terapia trapiantologica».

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