Respinge le accuse l’ex presidente dell’Amap ed ex assessore comunale alle Opere pubbliche, Maria Prestigiacomo, mentre il vice sindaco Carolina Varchi ha annunciato che l’amministrazione è pronta a costituirsi parte civile contro i vertici attuali e precedenti della partecipata. La strategia difensiva che dovrebbe smontare le contestazioni che hanno portato al sequestro preventivo, eseguito ieri dalla Guardia di Finanza, si basa su un semplice ragionamento.
A dicembre del 2017, quando venne concesso il finanziamento di 20 milioni dalla Banca europea per gli investimenti, nessuno dei manager dell’Amap - cioè la stessa Prestigiacomo che è rimasta in carica da marzo del 2014 a marzo del 2019 e Alessandro Di Martino, all’epoca vicepresidente e oggi amministratore unico - potevano avere cognizione dei reati ambientali per i quali oggi sono indagati. «Siamo accusati di aver dichiarato il falso ai funzionari della Bei ma noi dello sversamento dei fanghi in mare l’abbiamo saputo solo 4 anni dopo, ovvero nel 2021», è la verità dell’ex assessore Prestigiacomo. «Quando chiedemmo il finanziamento non eravamo a conoscenza di nessuna denuncia e comunque il processo per i reati ambientali non si è ancora celebrato perché l’udienza preliminare è stata rinviata a luglio».
Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi
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