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I disordini a Palermo, la Cgil risponde alla Questura: «Ecco come è andata veramente»

Rosario Rappa e Mario Ridulfo

La Cgil contesta la versione della Questura sulle tensioni di ieri (23 maggio, anniversario della strage di Capaci) tra manifestanti e forze dell’ordine. In una nota la Cgil Palermo stigmatizza quanto è accaduto nel corso del corteo popolare antimafia che ha attraversato la città dalla facoltà di Giurisprudenza fino a via Notarbartolo e attacca la questura, «che - a giudizio del sindacato - ricostruisce parzialmente e forzatamente la vicenda».

A firmare la ricostruzione dei fatti sono il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile dipartimento Legalità Rosario Rappa. «Il corteo cosiddetto “non ufficiale”, partito da via Maqueda, dinanzi alla facoltà di Giurisprudenza, si è sviluppato ordinatamente lungo tutto il percorso dando vita ad una manifestazione colorata e vivace di donne, giovani, studenti, lavoratrici e lavoratori, ma anche semplici cittadini che si sono uniti lungo il percorso», che «era stato concordato dal "coordinamento 23 maggio", rappresentato da decine di sigle di associazioni e movimenti democratici, con la Questura».

«Tramite pec inviata il 5 aprile, abbiamo comunicato le modalità dell’iniziativa e il percorso, che ha subito sollecitazioni continue con disposizioni prima verbali, cambiate all'ultimo minuto, fino all’ordinanza delle ore 14 del 23 maggio», spiegano Ridulfo e Rappa. In prima istanza, dice la Cgil, l’arrivo del corteo in via Notarbartolo era stato limitato all’altezza di via Leopardi, ovvero dell’area transennata. Successivamente veniva limitato l’ingresso del corteo in via Notarbartolo, solo all’altezza di via Petrarca. Quindi veniva impedito l'accesso del corteo a via Notarbartolo.

«Abbiamo concordato, lungo il percorso e durante la manifestazione, con i funzionari della Questura di Palermo, di giungere a un accordo rispetto alle richieste delle forze dell'ordine – aggiungono Ridulfo e Rappa -. Ovvero di interrompere il corteo, all'incrocio tra via Libertà e via Notarbartolo, di spegnere l’amplificazione e anche di posizionare il furgone che trasportava la riproduzione di un’opera satirica in coda al corteo. L'accordo prevedeva comunque di dare la possibilità ai manifestanti di proseguire e defluire liberamente lungo via Notarbartolo, senza prevedere dunque uno sbarramento di polizia».

«Evidentemente – sottolinea la Cgil Palermo - gli accordi presi con i rappresentati della questura sono stati bypassati da decisioni che hanno scavalcato anche i funzionari presenti. Prova ne è quella di avere trovato all'incrocio con via Notarbartolo, in tenuta antisommossa, uno schieramento di forze dell’ordine, che ha provocato un “tappo” e una frizione inutile, in quanto era impossibile impedire al corteo di sciogliersi senza consentire il deflusso verso via Notarbartolo. Tra l’altro il corteo, ignaro dello sbarramento, spingeva le persone presenti nelle prime file, che a quel punto premevano sul cordone di polizia».

Nella ricostruzione della Cgil, anche gli attimi più concitati, quando la via Notarbartolo è stata sbarrata dai furgoni blindati di polizia e carabinieri. «Il successivo riposizionarsi delle forze dell’ordine con i blindati di traverso, non ha prodotto altro che una drammatizzazione della situazione, di cui certamente potevano approfittare elementi estranei – aggiungono Ridulfo e Rappa –.

Ai pacifici manifestanti va la nostra piena solidarietà così come anche ai lavoratori delle forze dell’ordine rimasti feriti nella calca, sia per essere stati coinvolti, sia per essere stati inutilmente utilizzati. La situazione determinatasi di fatto è il prodotto di una cattiva gestione dell'ordine pubblico di cui il questore è certamente responsabile ma anche “vittima” per le evidenti interferenze che sono state determinate da altri livelli istituzionali. Nello stigmatizzare quanto successo, confermiamo il nostro impegno quotidiano per affermare che lotta alla mafia e lotta per i diritti camminano assieme».

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