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La preside arrestata a Palermo, l'associazione di Tina Montinaro si costituirà parte civile

«Ha infangato e tradito il nome di tutti coloro che hanno lottato e lottano ancora contro le mafie, quanto emerge dalle indagini che coinvolgono la preside Lo Verde rischia di rovinare il nostro lavoro nelle scuole e minare la fiducia che le nuove generazioni hanno nello Stato», dice la vedova del caposcorta di Falcone

Tina Montinaro davanti alla teca con i resti della Quarto Savona 15

Dal mondo dell’antimafia a quello dei sindacati, passando per la politica, è unanime il coro di sdegno suscitato dallo scandalo della scuola Falcone, tanto che in queste ore c’è chi, in vista di un processo, pensa già di costituirsi «parte civile contro chi ha infangato e tradito il nome di tutti coloro che hanno lottato e lottano ancora contro le mafie, anche perché quanto emerge dalle indagini che coinvolgono la preside Lo Verde rischia di rovinare il nostro lavoro nelle scuole e minare la fiducia che le nuove generazioni hanno nello Stato». Parola di Tina Martinez vedova Montinaro, moglie del caposcorta del giudice Giovanni Falcone, Antonio, e presidente di una delle associazioni più attive nell’educazione alla legalità tra i giovani: la Quarto Savona 15, nome in codice dell’auto blindata che ospitava al suo interno gli agenti rimasti uccisi nell’attentato di Capaci, i cui resti sono oggi contenuti in una teca che martedì prossimo arriverà a Castelvetrano e verrà disvelata alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, della stessa Tina Montinaro, del prefetto Francesco Messina, capo dell'anticrimine della polizia, del giornalista Felice Cavallaro e del sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano, che ha organizzato l'evento assieme all'imprenditrice Elena Ferraro e al regista Giacomo Bonagiuso.

Ma la «ferma condanna» sui fatti che hanno «sconvolto la comunità scolastica» arriva anche dai segretari della Flc Cgil provinciale, Fabio Cirino, e della Flc Cgil regionale, Adriano Rizza, che, al tempo stesso, condannando pure coloro «che in ogni occasione sparano a zero su tutto e tutti, anche in una vicenda dove sono chiarissime le responsabilità, frutto di consapevoli scelte individuali», scorgono «alcune luci, su tutte quella della docente che ha denunciato, del titolare della pasticceria Matranga che non ha accettato proposte non lecite e della nomina del dirigente scolastico Domenico Di Fatta come reggente pro tempore».

Sgomento anche tra le associazioni Bayty Baytik-Fondazione L’Albero della Vita onlus, Associazione Handala e Laboratorio Zen Insieme, che stanno seguendo «con attenzione la vicenda nella consapevolezza che, comunque sia, quanto accaduto è sicuramente doloroso per lo Zen e per la città tutta, perché nell’assenza di punti di riferimento certi in termini di valori e di impegno, questo episodio contribuisce a scalfire la fiducia nei confronti delle istituzioni, oltre a minare un campo dal valore fondamentale soprattutto nei contesti più marginali».

Sul fronte politico, invece, il capogruppo della commissione Giustizia della Camera e vicesindaco di Palermo Carolina Varchi si chiede «come si possa sporcare l’immagine di una istituzione fondamentale come la scuola. Ancor più importante perché in un quartiere notoriamente a rischio e per di più intitolata a Giovanni Falcone. Come si può essere così amorali da costruire il proprio personaggio sulla lotta alla mafia ingannando tutti, dai bambini alle famiglie, alle tante autorità che negli anni hanno conosciuto e sostenuto la “preside dello Zen”?». Sconcerto e tristezza anche nelle parole del capogruppo M5S all’Ars Antonio De Luca, per il quale l’arresto della Lo Verde dimostra come sia «ancora lunga a tortuosa la strada per la lotta alla corruzione», mentre la presidente della Commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia, ringrazia «con tutto il cuore il direttore dell’ufficio scolastico regionale della Sicilia Giuseppe Pierro per il suo messaggio di ottimismo e di fiducia indirizzato agli amici del quartiere Zen e per gli interventi che ha già messo in campo».

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