«Seguiamo con attenzione la vicenda nella consapevolezza che, comunque sia, quanto accaduto è sicuramente doloroso per lo Zen e per la città tutta, perchè nell’assenza di punti di riferimento certi in termini di valori e di impegno, questo episodio contribuisce a scalfire la fiducia nei confronti delle istituzioni, oltre a minare un campo valoriale fondamentale soprattutto nei contesti più marginali. In questa direzione abbiamo sempre lavorato, e sappiamo che, a partire da oggi, sarà ancora più faticoso». Lo affermano le associazioni Bayty Baytik - Fondazione L’Albero della Vita - onlus, Associazione Handala e Laboratorio Zen Insieme, sull'arresto ieri per corruzione e peculato della preside della scuola «Falcone» dello Zen di Palermo, Daniela Lo Verde, del vicepreside e della dipendente di uno store di informatica e telefonini. «Ieri mattina abbiamo appreso degli arresti che hanno coinvolto la Dirigente Scolastica della scuola Falcone dello Zen ed il suo vicepreside. A fronte delle gravissime accuse non siamo, però, in grado di esprimere una chiara valutazione a riguardo, perchè da diversi anni ormai la nostra collaborazione con quell'istituto, malgrado l’attitudine al lavoro di rete come comunità educante che ci ha sempre caratterizzato, si era assottigliata tanto, fino a diventare, di fatto, nulla», sottolineano le associazioni.
Di Bartolo: basta etichette
«Questa vicenda non mi sposta, non ci sposta di un millimetro, proseguiamo sulla nostra strada, sulle nostre buone pratiche. La responsabilità è personale e ognuno deve continuare a fare il proprio lavoro con disciplina e onore. Tenere dritta la rotta, con fiducia reciproca, senza fermarsi». Lo dice ad AGI la preside della scuola «Pertini», del quartiere Sperone, Antonella Di Bartolo. «A fare male - avverte da un’altra periferia complessa della città - sono le etichette... "preside antimafia", "preside di frontiera", come "giornalista antimafia", e così via. Ognuno fa e deve fare il proprio lavoro, compiendo il proprio mandato istituzionale: è questo importante, un mandato di comunità, che riguarda la scuola, il quartiere, la comunità tutta». Per la preside Di Bartolo si tratta di custodire e preservare «percorsi di fiducia reciproca, non solo quella che le persone, i ragazzi, il territorio hanno nella scuola, ma anche la fiducia che la scuola ha verso gli alunni e gli altri alleati in questa sfida. Le esperienze che facciamo nel quartiere, le gite culturali, l’Erasmus, i servizi di comunità, come l’avere pulito adesso la spiaggia di Romagnolo per chiedere il diritto al mare, che è il 'diritto agli orizzontì, sono un atto di fiducia nei confronti dei ragazzi. Talvolta si ha la tentazione di fare una scuola difensiva, e invece sulla fiducia si gioca il nostro ruolo e si costruiscono percorsi nuovi».