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Lo Voi a Palermo su Emanuela Orlandi: «La procura di Roma potrebbe riaprire le indagini»

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela

La Procura di Roma potrebbe riaprire le indagini sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. «Dopo quaranta anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmeno fare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell’epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata. Non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura di Roma, motivo per cui non posso parlarne», ha detto oggi il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi intervenendo a un incontro con gli studenti all’istituto Don Bosco di Palermo.

«Quel che si poteva fare nel 1983 non è quello che si può fare ora e ciò spiega anche molte lacune nelle indagini. Di sicuro c'è che ci sono alcuni reati cosiddetti comuni, anche se gravi, in cui o la soluzione arriva in pochi giorni, oppure ci si impantana e dopo trenta-quaranta anni ancora se ne discute», ha aggiunto Lo Voi. A parlare di un possibile coinvolgimento della procura di Roma in questa nuova fase di indagini, tra quella aperta in Vaticano e la prossima istituzione della Commissione parlamentare, era stato mercoledì sera Pietro Orlandi, ospite di Atlantide su La7. «Spero che Marcello Neroni sia ascoltato», aveva detto parlando dell’uomo vicino alla banda della Magliana autore dell’audio che accusa Papa Wojtyla di pedofilia. Pietro Orlandi ha anche riferito al proposito le assicurazioni del promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi: «Noi ci proviamo, se non ci riusciamo, chiederò l’aiuto di Lo Voi, affinché lo ascolti e poi ci riferisca, noi scaveremo in questa direzione», sono le parole di Diddi riferite dal fratello di Emanuela Orlandi. Per Pietro Orlandi Marcello Neroni «sarebbe una persona da ascoltare perché ha detto delle cose gravissime e va tolto quel dubbio».

Intanto, in Parlamento si lavora alla Commissione di inchiesta sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori che potrebbe partire a metà maggio. Il deputato Pd Roberto Morassut, che è tra i promotori, ha recentemente sottolineato che «nel corso degli anni sulla vicenda ci sono stati molti depistatori, sciacalli esibizionisti, personaggi che millantavano informazioni riservate. Bisognerà fare un lavoro serio di setaccio con chi se n'è occupato seriamente, sia in ambito giudiziario che nel mondo dell’informazione; ovviamente in sinergia con le istituzioni vaticane». «Il nostro compito deve essere quello di non dare seguito a documenti che non hanno nessuna fondatezza e al contempo indagare sul vero tema, cioè gli intrecci più che probabili tra ambienti finanziari deviati, servizi segreti e criminalità organizzata che, in questa vicenda, hanno coinvolto settori alti del Vaticano». Quanto all’audio di Neroni, per Morassut «non è attendibile».

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