La procura generale insiste: i nove accusati in primo grado di aver imposto il «pizzo» a Ballarò ai commercianti del Bangladesh sono colpevoli non solo di estorsione con le tipiche modalità mafiose, ma anche con quelle dell’odio razziale. Per il sostituto procuratore generale Rita Fulantelli resta quindi valida l’aggravante contestata ai nove imputati (anche ai due che sono stati assolti in appello) e ora sotto processo davanti alla prima sezione della corte d’Appello presieduta da Adriana Piras: la Cassazione ha annullato con rinvio, il 23 settembre 2022, la sentenza di appello perché venisse rivista l’aggravante dell’odio razziale.
La scelta dei commercianti di non calare la testa ha portato in primo grado a condanne pesanti, in parte confermate dall’appello (e che la pubblica accusa chiede ora di confermare): 9 anni e sei mesi per Emanuele Rubino e 9 anni e 5 mesi per Giuseppe Rubino (difesi dall’avvocato Miria Rizzo); 8 anni e 5 mesi per Santo Rubino (avvocato Giovanni Restivo); 3 anni e mezzo per Giacomo Rubino (avvocati Concetta e Antonino Rubino); 7 anni per Giovanni Castronovo, assolto in appello dall’accusa di odio razziale (avvocati Giovanni Restivo e Raffaele Bonsignore); 5 anni e 6 mesi per Emanuele Campo (avvocati Fabio Cosentino e Giuseppe Farina); 5 anni e 6 mesi per Alfredo Caruso (avvocato Gaetano Turrisi); 3 anni e 8 mesi per Carlo Fortuna (avvocato Calogero Vella). Per il solo assolto, Vincenzo Centineo (avvocato Roberto Cannata) viene chiesta la condanna.
Adesso, però, il sostituto procuratore generale chiede l’aumento delle pene per l'odio etnico che si è abbattuto sui commercianti bengalesi.
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