L'influenza continua a mietere casi a Palermo soprattutto nei bambini, i più delicati e dunque a rischio in questi casi, che qualche volta richiedono anche cure ospedaliere.
Covid, influenza e virus sinciziale: i consigli dell'esperto
"Ci troviamo come ogni anno all'inizio della stagione invernale di fronte ad un incremento considerevole dei contagi da virus respiratori, le cose dovrebbero migliorare a fine febbraio/marzo. È un fenomeno che dura mesi, dovuto al contesto climatico che cambia ma anche alla maggiore frequenza di contatti interpersonali a livello scolastico e negli ambienti chiusi come palestre o ludoteche - dice il professore Giovanni Corsello, professore ordinario di Pediatria all'università di Palermo -. Le malattie da raffreddamento, le sindromi influenzali e il COVID-19 rientrano in questo ambito, per cui si sta verificando come atteso un aumento del numero dei casi. Si tratta però in larga parte di fenomeni non allarmanti sul piano clinico, con manifestazioni lievi che si risolvono entro qualche giorno con terapia di supporto (antipiretica, analgesica e idratazione adeguata). Questa epidemia non sta durando più di altri anni, semplicemente è iniziata prima. Il picco è stato a gennaio, ora c'è stata una recrudescenza dovuta all'abbassamento delle temperature. Nel fine settimana, anche per la mancanza di pediatri, c'è la corsa al pronto soccorso".
Corsello sottolinea come sia "importante vaccinare i bambini per l'influenza, in modo tale da scongiurare eventuali complicazioni e ricadute ricorrenti. Lo scorso anno la popolazione pediatrica dei primi anni di vita ha dovuto scontare il cosiddetto “debito immunitario” - dice il professore - dovuto al fatto che nell’anno precedente il confinamento in casa e l’uso diffuso di mascherine e mezzi di protezione individuale avevano ridotto in modo notevole la diffusione dei virus respiratori, facendo aumentare il numero di soggetti suscettibili senza risposte immunitarie specifiche di protezione anche indiretta - dice -. Quest’anno almeno in parte questo debito è stato saldato e si prevede una riduzione del numero e anche in media della gravità dei casi. Dobbiamo sempre aspettarci comunque nei bambini più piccoli esposti ai contagi perché frequentano asili nidi o scuole primarie un maggior numero di casi di infezioni respiratorie ricorrenti. Situazioni che vanno gestite e trattate in stretta relazione con il pediatra di famiglia, per accelerarne il decorso e trattare tempestivamente eventuali complicanze e sovrainfezioni batteriche. È necessario però ribadire che la frequenza scolastica è per i bambini una necessità e va garantita anche a fronte del rischio di infezioni ricorrenti, invitando naturalmente le famiglie ad evitare di far frequentare ambienti scolastici a bambini che hanno sintomi respiratori in atto, perché aumenta il rischio di contagiare gli altri ma anche il rischio di andare incontro a complicanze o a forme cliniche più gravi.
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