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Messina Denaro e le presunte rivelazioni di Baiardo, De Lucia: «Non parlo di un condannato»

Maurizio De Lucia

«C’è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e quello in cui si dice che potrebbero succedere. Io parlo del primo caso, so come è andata, conosco le indagini. Detto questo, io non parlo di un signore che è stato condannato anni fa per favoreggiamento e che circola in alcune tv. Che il latitante fosse malato lo si diceva. Io so quando il latitante è stato catturato, le modalità , come è andata. Al momento opportuno visto che ci sono indagini in corso, si potrà dire di più». Lo ha affermato il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio De Lucia, partecipando ad un dibattito all’istituto Gonzaga di Palermo e rispondendo alla domanda di uno studente, sulle affermazioni di Salvatore Baiardo, che ad alcuni media aveva «previsto» a novembre l’imminenza dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro.

De Lucia sottolinea, però: «Questo è un paese strano: un minuto dopo l’arresto già c’erano i «murmurii» (i sussurri, ndr).. Non c’è stato neanche il tempo di festeggiare quello che è un successo per lo Stato che erano iniziate le dietrologie. Discutiamo anche del mondo dei media e della comunicazione in cui soggetti che non fanno indagini da tempo compaiono per disquisire sulla cattura o si lascia ampio spazio alle dietrologie. Catturare l’ultimo stragista ha un effetto importante per lo Stato ma anche per quello che produce sulle nuove generazioni di mafiosi. Un tempo i mafiosi vivevano nel mito dell’impunità. Dal 1992 in poi l’impunità può cessare grazie all’impulso e all’ispirazione di Giovanni Falcone, i latitanti vengono presi. Per la mafia che lo stato continui a lavorare e catturi i capi, i latitanti, tutti, è un vulnus perchè non sono più imprendibili».

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