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Mafia a Palermo, l'intimidazione a chi non pagava il pizzo: bambola con proiettile appesa alla porta

La bambola usata per l'intimidazione a un imprenditore che non pagava il pizzo

Le estorsioni erano al centro dell'attività dei Badagliacca, boss storici della famiglia di Mezzomonreale coinvolti nella retata che ha portato a sette arresti eseguiti dai carabinieri a Palermo.

Come emerge dalle carte dell'inchiesta, il ruolo di capofamiglia era esercitato dal 1982 da Pietro Badagliacca, 79 anni, affiancato nella gestione della famiglia mafiosa dal figlio Angelo, 51 anni, e dal nipote Gioacchino, figlio di Gaetano, morto il 28 marzo del 2020 per cause naturali).

I Badagliacca e le estorsioni

Il controllo del territorio da parte della famiglia mafiosa dei Badagliacca era garantito dall’imposizione del pizzo alle attività commerciali, ma anche attraverso atti intimidatori rivolti agli imprenditori che decidevano di non sottostare alle regole.

Gioacchino Badagliacca avrebbe tenuto in mano le redini delle estorsioni. Tre i casi venuti alla luce. Le vittime sono due società e una cooperativa. Per costringere un imprenditore edile ad accettare le richieste estorsive, i boss furono costretti a ricorrere a un'intimidazione, così come emerge dalle intercettazioni e dalle carte dell'inchiesta.

L'intimidazione della bambola

Per obbligare la vittima a rivolgersi alla famiglia della zona per la "messa a posto" la famiglia mafiosa decise di lasciare un segnale all'ingresso della villetta dell'imprenditore. Si trattava di una bambola con un proiettile conficcato nella testa e "impiccata" alla porta.

Gioacchino Badagliacca, in un'intercettazione avrebbe raccontato dell'intimidazione, sfogandosi al telefono con l'anziano mafioso Antonino Anello, anche lui tra i destinatari della misura cautelare. Badagliacca avrebbe appeso la bambola alla porta, ma si lamentava di averlo fatto da solo. "Zio Ninì, io, sono uscito la notte io! Anche questa cosa, cioè, si doveva andare a fare la bambola. A metterci un segnale per farli venire perché avevano preso impegni in questi due anni che io sono stato lì dentro". Con questo segnale, Badagliacca, come scrive il gip, voleva costringere l'imprenditore ad affidare l'appalto della ristrutturazione di un immobile all'impresa indicata dalla famiglia mafiosa. Ma il titolare denunciò tutto.

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