Tanti bambini sono in fila con i genitori e i nonni per portare l’ultimo saluto a Biagio Conte nella chiesa della Missione di via Decollati a Palermo. Solitamente si evita di far vedere i defunti ai bambini, questa volta l’intenzione di molte famiglie è stata quella invece di portare anche i figli e far conoscere loro la storia di fratello Biagio, esempio di grande umanità.
In strada mentre si è in fila per entrare alla Cittadella del povero e della speranza ci sono madri e padri che raccontano ai bambini la vita del missionario laico, il suo amore per i poveri, le sue battaglie per dare loro una casa. È un grande uomo quello che si sta salutando ed è dovere di tutti onorare la sua memoria. E’ questa la spiegazione che tanti genitori danno ai figli, quelli più piccoli sopratutto, che si chiedono perché stanno andando tutti da lui.
Umberto Bellitteri ha portato tutta la sua famiglia, moglie e cinque figli. «Ho conosciuto fratello Biagio quando avevo 8 anni – racconta -. Era all’interno della grotta, vicino l’Oasi della Speranza e io abitavo proprio lì vicino. Poi da grande ci siamo rincontrati mentre vivevo un momento buio della mia vita. Ero senza lavoro. Abbiamo pregato tanto insieme e per me è stato un padre. Le cose poi si sono sistemate e ho costruito la mia bella, grande famiglia. Quando andavo a trovarlo mi chiedeva sempre come stavano i bambini e “u picciriddu”, il più piccolo soprattutto. Venire qui tutti insieme è il minimo. Biagio Conte merita amore e grande rispetto. Anche i bambini devono saperlo».
Anche Marina Sampino ha portato con sé suo figlio. «Ho voluto dargli l’opportunità di capire chi è Biagio Conte e cosa ha fatto per questa città – commenta la donna -. Abbiamo guardato insieme il film che racconta la vita di fratello Biagio ma volevo provasse questa emozione nell’averlo vicino. Emozione che sono sicura non dimenticherà mai».
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