Il caso del testimone di giustizia Angelo Niceta, da settimane in sciopero della fame, approda in Parlamento. Il deputato del M5S Stefania Ascari ha presentato alla Camera un’interrogazione a risposta scritta ai ministri dell’Interno e della Giustizia nella quale si sottolinea che Niceta, commerciante appartenente ad una nota famiglia di imprenditori palermitani, «a partire dal 2017 è stato inserito con la propria famiglia, nel programma speciale misure di protezione riservato ai testimoni di giustizia, dopo aver rilasciato alla Procura dichiarazioni sui rapporti intercorsi tra alcuni membri della sua famiglia ed esponenti della criminalità organizzata».
«Da quanto mi risulta - afferma Ascari - il nostro ordinamento prevede un termine non superiore ai 90 giorni per l’approvazione, da parte della commissione centrale per la protezione di testimoni e collaboratori di giustizia presso il ministero dell’Interno, del programma definitivo di protezione». E aggunge: «Da quanto risulta, il programma è stato approvato ben oltre il termine e soltanto nel maggio 2019; questa circostanza ha fatto sì che la famiglia Niceta sia stata costretta a vivere in località segreta ma senza programma protezione e in condizioni poco dignitose. In particolare, i rimborsi sarebbero stati parziali, tardivi e non aggiornati rispetto alle rivalutazioni Istat. Sembrerebbe che gli inspiegabili ritardi dell’amministrazione abbiano pregiudicato tra l’altro l’accesso agli studi da parte del figlio del signor Niceta, oltre alle ripercussioni sulle condizioni di salute della moglie». Una condizione che lo scorso novembre ha spinto Angelo Niceta a intraprendere lo sciopero della fame. La parlamentare chiede che vengano adottate misure per garantire a Niceta e alla sua famiglia «l’incolumità fisica e un livello di vita dignitoso».
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