Il movimento «Non una di meno» ha organizzato un volantinaggio alla facoltà di Economia in viale delle Scienze a Palermo per denunciare la violenza subita da alcune studentesse del dipartimento che si sono ritrovate in una lista che le classificava secondo le loro prestazioni sessuali.
«La cosa - spiega il movimento - è stata resa nota da una lettera anonima scritta da una delle vittime e pubblicata il 24 novembre scorso sul sito Younipa. L’elenco è stato redatto da un dottorando del dipartimento e poi diffuso su whatsapp ed è poi arrivata anche tra le mani di un’associazione universitaria che, temendo ritorsioni, ha risposto di non poter far nulla, e al coordinatore di dottorato che non è intervenuto in alcun modo».
«Una volta venute a conoscenza di questa lettera, abbiamo sentito la necessità di far sapere a queste studentesse che non sono sole, e che c'è un movimento e una collettività transfemminista che non soltanto crede a quanto hanno subíto ma che è pronta a lottare con loro», afferma Nudm Palermo che ha organizzato il volantinaggio.
I volantini distribuiti a studenti e studentesse e lo striscione appeso davanti alla facoltà, oltre a parlare di solidarietà nei confronti delle studentesse e di critica rispetto a quanto accaduto, invitano la comunità studentesca e accademica ad una assemblea che si terrà il 21 dicembre alle 17 di fronte all’ex facoltà di Economia edificio 13 in viale delle Scienze.
È stato anche distribuito un questionario online anonimo per chiunque volesse condividere la propria esperienza di violenza in ambito universitario e accademico. «L’accaduto non può essere ignorato né tanto meno sminuito, come evidentemente stanno provando a fare le istituzioni accademiche. D’altro canto, l’Università è uno spazio del potere maschio, bianco, eterosessuale, occidentale e sano, in cui la violenza di genere si produce e riproduce a tutti i livelli: nella violenza economica, nelle relazioni diseguali del carico di lavoro e del riconoscimento retributivo; delle possibilità accademiche; nei pregiudizi e negli stereotipi di genere che si accumulano negli interstizi del sapere; nelle disuguaglianze e nelle esclusioni», conclude.
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