I bei tempi andati quando a dare ordini erano «cristiani chi pila bianchi» (inteso come mafiosi vecchio stampo) e non giovani trentenni. Mentre ora, discute Salvatore Baiamonte con un amico, le nuove leve non hanno rispetto: «Non c'è più quella mentalità di prima... qua siamo tutti picciutteddi... quando gli viene la pazzia vengono da te e se gli dici no, prende la pistola te la punta in testa e che facciamo poi?... perché si ragiona cosi?... io non ci sono mai stato abituato a ragionare così». Gente fusa di cervello.
La conversazione, che viene fuori dall'inchiesta dell'Operazione Fenice, che ha portato a sei arresti, fra capi e gregari, nella cosca mafiosa di Misilmeri, proseguiva e Baiamonte lamentava il fatto che i tempi erano ormai mutati e che in caso di eventuale arresto sarebbe stato difficile ricevere aiuto. «Ma stiamo scherzando? Se tu vuoi aiutare ad uno... e ti sciddica u pere (fai un errore)... ti lasciano in mezzo alla m...». Poco dopo anche l’amico faceva intendere di essere stato a stretto contatto con diversi uomini d'onore di epoca datata, ma anche di essere stato fortunato per non essere mai stato oggetto di arresti: ho cinquant'anni, affermava, e non ho avuto mai problemi in passato. Baiamonte era comunque sintonizzato sul canale di frequenza della nostalgia per come si comportavano i boss prima dell’avvento degli emergenti.
Intanto, prima era più facile essere associato, oggi ci sarebbero appartenenti all'associazione che non hanno la mentalità del passato. «Non per offendere a quelli che ci sono per ora, però purtroppo la mentalità di prima... che poi si arricampa un pinco pallino (uno che non conta niente, ndr), manco sa cosa sta facendo e ti viene a prendere per modo di dire di petto! Ma tu manco sai cosa porto sopra le spalle io o cosa porti nelle spalle tu del passato, e purtroppo si viene a prendere... ci sembra che siamo tutti ruota, ruota di scorta...».
L'importanza è lo stampo della persona che hai di fronte, come Ravesi. Baiamonte avverte l’amico che lo avrebbe avvicinato un soggetto per riprenderlo. Basta con le estorsioni, doveva andare a lavorare. Dalle carte dell’inchiesta emerge anche il ruolo di Benedetto Badalamenti e il suo assoggettamento nei confronti di Ravesi che lo minaccia per qualcosa che deve fare entro 12 giorni: «Prima che muori, vai a risolvere i problemi... se devo regalare qualche cosa a tuo figlio manco gliela posso regalare se muori... Oh sennò ti portiamo in campagna e ti leviamo di soffrire, una botta sola e hai finito. Ma se tu campi e porti problemi, meglio che muori!».
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