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Macerata, sequestrati beni per 6 milioni a un costruttore imputato a Palermo

Giancarlo Iorio Gnisci è accusato di riciclaggio aggravato dalle finalità mafiose, avrebbe agevolato, nell’ambito di uno stabile rapporto di collaborazione, un esponente del clan Graziano del mandamento di Resuttana

Operazione della polizia: sequestrati beni per 6 milioni a un imprenditore imputato a Palermo

Un imprenditore edile di origine calabrese, Giancarlo Iorio Gnisci, da oltre 20 anni insediato nelle Marche, imputato a Palermo per riciclaggio in favore di Cosa Nostra per fatti avvenuti tra il 2014 e il 2015, nonostante redditi ufficialmente contenuti, avrebbe costituito in territorio marchigiano, anche con l'interposizione fittizia di vari soggetti, un articolato sistema di società, nascondendo la riconducibilità a sé, per trasferire beni, giustificare spese, abbattere utili anche con fatturazione inesistenti, parcellizzare e riciclare denaro, celando la disponibilità di proventi di reati.

Lo avrebbero accertato le investigazioni della polizia, divisione anticrimine della questura di Macerata, in collaborazione con il servizio centrale Anticrimine. Sulla base delle indagini, è stato eseguito un sequestro del valore di 6 milioni di euro, finalizzato alla confisca, emesso ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale sezione misure di prevenzione di Ancona, su proposta formulata congiuntamente dal questore e dal procuratore di Macerata. Sono stati congelati le quote e l’intero compendio aziendale di 14 società operanti nel settore immobiliare ed edilizio, 27 fabbricati, 44 terreni, tre veicoli e numerosi rapporti finanziari. Beni e società, secondo gli investigatori, riconducibili all’imprenditore sottoposto a sorveglianza speciale dal 2020 per 3 anni, con obbligo di soggiorno.

Iorio Gnisci, riferiscono gli investigatori, fu coinvolto in passato in vicende processuali per reati tributari, finanziari, fallimentari, contro il patrimonio, la pubblica amministrazione, in materia di rifiuti. Risulta imputato a Palermo per riciclaggio aggravato dalle finalità mafiose, in quanto secondo indagini della Dda palermitana, avrebbe avuto legami con Cosa Nostra nel periodo 2014-2015.  In quel contesto, in particolare, «utilizzando lo schermo delle compagini societarie a lui indirettamente riconducibili - spiegano gli investigatori - avrebbe agevolato, nell’ambito di uno stabile rapporto di collaborazione fiduciaria, un esponente di vertice del clan Graziano del mandamento mafioso di Resuttana, nella realizzazione di operazioni di natura immobiliare e finanziaria finalizzate all’investimento delle risorse economiche illecite dell’organizzazione mafiosa in provincia di Roma e in Romania».

In una dichiarazione riportata dalla stampa marchigiana, l’avvocato Gabriele Cofanelli, che difende Iorio, dice che «nel procedimento a carico del mio assistito l’unico elemento sul quale la pubblica accusa muove una censura di carattere penale ha un valore di 5 mila euro, una singola operazione bancaria». Il legale sottolinea che il rinvio a giudizio di Iorio Gnisci non ha comportato «alcuna limitazione della libertà» e che allo stesso «non è stata mossa alcuna accusa di stampo associativo».

«Il risultato conseguito oggi dalla polizia di Stato a Macerata conferma l’efficacia delle indagini di prevenzione afferenti a patrimoni illecitamente accumulati da organizzazioni criminali strutturate, soprattutto attraverso il contributo di imprenditori o professionisti conniventi», ha detto il direttore centrale Anticrimine, prefetto Francesco Messina. «La strategia adottata dalla direzione centrale Anticrimine nel corso degli ultimi tre anni e mezzo -ha aggiunto -  ha fino ad oggi consentito di ottenere il sequestro preventivo di una somma che supera il miliardo e duecento milioni di euro, a cui si aggiungono i 6 milioni odierni. Il binomio Questore-Procuratore della Repubblica, in qualità di Autorità congiuntamente proponenti, costituisce nella pratica un potentissimo strumento di aggressione ai patrimoni illeciti che consente di traguardare il conseguimento di nuove vittorie nella guerra contro le mafie».

 

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