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Palermo, il giudice ritarda a depositare le motivazioni: in tre scarcerati

Tre presunti boss di Borgetto, nel Palermitano, tornano in libertà, scarcerati dopo 6 anni di detenzione per decorrenza dei termini: il giudice di appello che li ha condannati, dopo quasi due anni non ha depositato le motivazioni, mentre i termini per la custodia cautelare sono scaduti.

I tre sono Nicolò Salto, che aveva avuto in appello 18 anni; Giuseppe e Francesco Giambrone, padre e figlio (rispettivamente condannati a 15 e a 9 anni).
In realtà ne figura un quarto tra i condannati, Antonio Salto, il quale aveva avuto inflitti 12 anni, ma è latitante.

Tutti avevano usufruito di forti sconti di pena in appello, rispetto al primo grado. Il processo è scaturito nell’ambito dell’operazione antimafia Kelevra, che portò in carcere 9 presunti affiliati alla cosca. I quattro oggi liberati avevano optato per il rito ordinario.

Nella stessa inchiesta originariamente era coinvolto anche il giornalista Pino Maniaci, la cui posizione era stata poi separata: in un altro giudizio ha avuto un anno e 5 mesi per diffamazione. Pure per lui la motivazione della sentenza - risalente all’aprile del 2021 - non è stata depositata, ma lui è a piede libero. Potrebbe però scattare la prescrizione.
Il blitz Kelevra, condotto dai carabinieri, risale al maggio del 2016 e interruppe il controllo mafioso di Borgetto da parte dei Salto, contrapposti a Giambrone padre e figlio in una faida scoppiata nel 2013.

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