Non solo prefetti, magistrati e giornalisti. La mafia uccide anche i loro familiari. E lo fa senza l’uso di armi perché quelle le ha già usate per ammazzare i parenti eccellenti, colpevoli del loro impegno civile e di fare con scrupolo il loro lavoro. Giuseppe Francese si è suicidato il 3 settembre di vent’anni fa per il dolore di ferite mai rimarginate per la morte del padre Mario, giornalista del Giornale di Sicilia, freddato il 26 gennaio 1979 dai colpi di pistola sparati da Leoluca Bagarella. Giuseppe aveva 12 anni quel giorno: un evento che naturalmente lo ha traumatizzato per tutta la vita.
Venerdì in sua memoria padre Francesco Stabile, davanti ai familiari e agli amici, ha celebrato una messa a Bagheria presso la chiesetta di Santa Rosalia. Mercoledì 9, invece, nel giorno che sarebbe stato quello del suo cinquantaseiesimo compleanno, a Palazzo Montalbo, al civico 52 di via dell’Arsenale, è stato organizzato «Quella luce negli occhi, quel bisogno di verità», happening coordinato da Salvatore Cernigliaro per ricordarne la nascita.
«Sarà un modo per dialogare ancora con lui – dice il fratello Giulio, che è stato per tanti anni al Giornale di Sicilia – e di farlo parlare attraverso testimonianze ma anche attraverso i suoi scritti. Da tempo mi chiedo perché abbia voluto togliersi la vita il 3 settembre: una scelta voluta per unirsi nella morte al prefetto dalla Chiesa? O semplice coincidenza?». Il 3 settembre del 2002 il suicidio di Giuseppe Francese, il 3 settembre del 1982 il delitto Dalla Chiesa.
Dalle 17 a palazzo Montalbo, dopo i saluti di Alessandra De Caro, Roberto Gueli e Giulio Francese, ci sarà il video dell’1 dicembre 2001 girato da Giuseppe alla manifestazione in memoria dei giudici Saetta e Livatino. Poi quello di Cernigliaro su «Castelli di rabbia», uno degli articoli più importanti di Francese jr. Quindi le testimonianze di Salvo Palazzolo e Giulio Ambrosetti, la lettura di Salvo Piparo dell’Habemus papam e La mafia ha vinto davvero?
Il procuratore aggiunto Laura Vaccaro e il presidente del tribunale, Giuseppe Balsamo, parleranno di Giuseppe e del processo ai Corleonesi, inizialmente archiviato. Sguardi oltre il disagio è la mostra fotografica di Nino Pillitteri e Massimo Francese mentre le iniziative nel nome di Giuseppe sono di Rossella Gitto e padre Stabile.
«Il merito di mio fratello Giuseppe – dice Giulio Francese – è quello di non essersi mai voluto arrendere: è stato grazie al suo impegno che l’inchiesta sull’uccisione di mio padre è stata riaperta. A vincere è stato Giuseppe».
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