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Falsi attestati sulla sicurezza nei luoghi lavoro, 20 indagati nel Palermitano

Un vero e proprio «commercio» di attestati falsi, a beneficio di imprenditori, clienti e lavoratori con la necessità di dimostrare agli enti di vigilanza che le loro imprese sono inappuntabili sotto della sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ quanto emerso nell’operazione «Fake Courses» condotta dai carabinieri della sezione di pg presso la procura di Termini Imerese e il nucleo ispettorato del lavoro di Palermo, con varie stazioni dei militari in provincia, tra cui Misilmeri e Ciminna.

Venti persone indagate

Sono 20 le persone indagate accusate, a vario titolo, di truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, esercizio abusivo della professione di medico, all’esito delle indagini preliminari disposte e coordinate dalla Procura. Tessere di un puzzle creato per aggirare le norme che regolano la formazione dei lavoratori e disposto a mettere a repentaglio l’incolumità degli stessi pur di far apparire le aziende beneficiarie virtuose compagini che hanno a cuore la sicurezza nei luoghi di lavoro. Diverse centinaia di documenti contraffatti, 700 circa, sono stati trovati e sequestrati nella sede legale di una delle società coinvolte nel corso delle perquisizioni domiciliari disposti dal pm. Un’operazione che svela anche uno dei motivi dei continui infortuni sul lavoro. Vengono impiegati operai che non conoscono tute le procedure che consentono di svolgere l’attività lavorativa in relativa sicurezza per sé e per gli altri. Diverse centinaia di lavoratori e datori di lavoro, dunque, che hanno svolto le loro mansioni sulla base di attestati falsi ottenuti in relazione a corsi mai frequentati o frequentati in misura parziale o in maniera difforme in relazione a quanto previsto dalle specifiche norme.

Bastava pagare per l'attestato

Bastava, semplicemente, versare al professionista compiacente, amministratore o presidente di un fantomatico ente non iscritto nell’apposito albo della regione siciliana, la cifra prevista dal tariffario proposto e si otteneva, in brevissimo tempo, un attestato apparentemente, regolare. In diversi casi è stata accertata la sostituzione dei docenti abilitati, firmatari degli attestati con altri non abilitati alla relativa formazione professionale. Un giro d’affari di svariate centinaia di migliaia di euro che dà la misura del fenomeno. Le indagini sono scattate dopo un controllo sanitario da parte dell’Asp in un esercizio pubblico di Misilmeri e poi estese a tutta la provincia.

Le reazioni

«Apprendiamo ancora una volta dalla stampa che la pratica delle false attestazioni sulla formazione relativa alla sicurezza nei cantieri è purtroppo sempre più consolidata e, se non si mettono in moto tutti gli strumenti necessari per fermare questi criminali, si rischia di inficiare fortemente un settore produttivo come quello edile». Lo dicono, in una nota congiunta, il presidente ed il vice presidente della Panormedil, Gaetano Scancarello e Piero Ceraulo, commentando la notizia dei venti indagati nel palermitano nell'ambito dell'operazione «Fake Courses» sui falsi attestati sulla sicurezza sul lavoro. «Ringraziamo - aggiungono- le forze dell'ordine per l'attività svolta e ribadiamo con forza il nostro impegno su questo fronte perché da tempo ormai denunciamo questa profonda falla del sistema in cui si registra un numero sempre più alto di imprese irregolari che per fronteggiare gli eccessivi costi sacrificano il tema della sicurezza, inventando finti corsi e rilasciando falsi attestati che drogano un settore fortemente strategico come quello dell'edilizia e mettono a rischio l'incolumità di tanti lavoratori. Non è più tollerabile che si scherzi sulle pelle di tanti padri di famiglia e la formazione mai come in questo momento storico, con i super bonus, con il rilancio infrastrutturale determinato dalle risorse del Pnrr, deve essere fondamentale, e portata avanti con persone di competenza e di grande professionalità».

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