Cinghiali a Borgo Nuovo, quartiere periferico di Palermo. Lo segnala Igor Gelarda, consigliere comunale della Lega, in attesa che si insedi il nuovo Consiglio eletto alle consultazioni del 12 giugno. «A Palermo, come a Roma - commenta Gelarda, reduce da un attacco al suo partito per le scelte fatte prima delle elezioni - ormai i cinghiali la fanno da padrone». Gelarda ha scoperto l'insolita presenza guardando un video postato sui social da una residente in cui si vedono «una mamma e 7 cuccioli - continua il consigliere - nutrirsi nella abbondante spazzatura che decora la via Bronte, a Borgo Nuovo. Il ripopolamento assurdo fatto con questi animali, e lo stato di abbandono in cui versa ormai la città da oltre 10 anni, ha portato a questo: spazzatura e cinghiali. Se continuassimo così tra un po', magari arriverebbero anche orsi e lupi. Certo che ora è il momento, per questa nuova amministrazione comunale, di intervenire. E subito per evitare questi spettacoli di spazzatura e cinghiali per i nostri cittadini». Sul problema interviene anche la Regione Siciliana dopo avere partecipato a un vertice con le altre Regioni: «Serve un intervento urgente da parte del governo nazionale - dichiara l'assessore regionale all'Agricoltura, Toni Scilla, comunicando la posizione condivisa stamattina a Roma dagli assessori dell'Agricoltura di tutte le Regioni d'Italia durante la commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che ha dedicato un'apposita conferenza stampa all’emergenza in atto - per contrastare l'emergenza cinghiali. C’è la necessità di estendere il periodo di caccia al cinghiale e di effettuare piani di controllo e selezione anche nelle aree in cui oggi non è possibile intervenire. Non si può più temporeggiare su un problema che mette a serio rischio l’incolumità dei cittadini». Le Regione hanno presentato una loro proposta. «Adesso - prosegue Scilla - si attende il decreto interministeriale, il cui testo è stato già presentato dalle Regioni alcuni mesi fa, contenente provvedimenti per osteggiare la presenza di cinghiali e porre fine ai seri rischi legati alla diffusione della peste suina, ma anche, e soprattutto, per evitare ingenti danni alle colture agricole».