
Triste parabola per Carmine Canonico che dalla carriera in guardia di finanza si trova oggi ad essere accusato di peculato. Costi chilometri gonfiati, trasferte mai effettuate ma rimborsate, pranzi e cene oltre il limite consentito: così il rappresentante legale protempore dal 2019 al 2021 di Sicilia Digitale società partecipata della Regione Siciliana, avrebbe liquidato in proprio favore rimborsi e spese non dovuti. Un'accusa che ha portato ad un decreto di sequestro preventivo per circa 43 mila euro emesso dal gip di Palermo, su richiesta della Procura e ad un indagine nei suoi confronti per peculato.
Carmine Canonico, 75enne di Monteforte Irpino (Avellino), è un ufficiale della guardia di finanza in pensione. Ha ricoperto prestigiosi incarichi in Calabria e in Sicilia occupandosi anche di inchieste su truffe nel settore dei vigneti che hanno coinvolto diverse regioni d'Italia. Tra queste spicca l'operazione "Bacco" del 2013 che dopo 8 anni d'inchiesta portò a scoprire un giro che a macchia d'olio avrebbe toccato mezza Italia e che nel Nisseno avrebbe avuto uno dei punti nevralgici. I viticoltori truffati denunciarono di essere stati contatti per comprare quote di vigneti, regolarmente pagate ma poi rivelatesi false.
Canonico, ex consigliere comunale a Belmonte Mezzagno, ex vicepresidente dell’Ismea, a dicembre del 2019 venne nominato rappresentante legale protempore di Sicilia Digitale ma nel 2021 era stato protagonista di uno scontro con i vertici del governo regionale a causa di alcune scelte legate alla conduzione aziendale. La Regione a fine maggio gli chiese di fare un passo indietro nonostante il suo mandato fosse in scadenza a fine giugno.
Il 4 giugno del 2021, l’amministratore unico Carmine Canonico presentò le sue dimissioni dall’incarico lasciando la società con a carico un pignoramento da 26 milioni chiesto da parte di Engineering (l’ex socio privato). Oggi l'ultimo capitolo con il pignoramento e l'indagine per peculato.
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