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La sovrintendente Selima Giuliano, figlia di Boris: «Dopo Capaci, la mafia diventò problema di tutti»

Selima Giuliano, sovrintendente ai Beni culturali di Palermo

«Le stragi del 1992 sono state un momento drammatico, ma anche di riscatto per le tante vittime di mafia precedenti a Falcone e Borsellino, fino a quel momento quasi ignorate e confinate nel dolore e nel ricordo dei familiari». Lo dice Selima Giuliano, figlia del commissario Boris Giuliano ucciso a Palermo nel 1979.

Da quel giorno, ritiene Selima Giuliano, che è sovrintendente ai Beni culturali per la provincia di Palermo, è cambiato tutto perché «prima il problema era esclusivamente dei morti ammazzati perché contrastavano la mafia e di noi familiari. Non c'era la reazione della società civile, ma un clima di omertà e indifferenza». In seguito anche il commissario Giuliano, «come gli altri, ha cominciato a essere ricordato per quello che fu: un uomo delle istituzioni che combatteva la mafia non per sé, ma per lo Stato che rappresentava. Noi in famiglia abbiamo sempre vissuto con grande orgoglio il suo sacrificio, e la polizia ci è stata sempre vicina, ma per il resto non c'era partecipazione né consapevolezza».

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