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L'omicidio di Emanuele Burgio a Palermo, in tre rinviati a giudizio

Il poster di Emanuele Burgio

Il Gup del tribunale di Palermo Marco Gaeta ha rinviato a giudizio tre imputati per l’omicidio di Emanuele Burgio, un giovane assassinato nel mercato popolare della Vucciria, nel capoluogo siciliano, il 30 maggio 2021. Domenico Romano, il figlio Giovan Battista e il fratello Matteo dovranno rispondere, dal 13 luglio, davanti alla prima sezione della corte d’assise di Palermo, del delitto, aggravato dal metodo mafioso e dalla premeditazione. Ragion per cui oggi il giudice - accogliendo le tesi del pm Giovanni Antoci - ha rigettato la richiesta di rito abbreviato e ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale posta dalla difesa: l’abbreviato, che dà diritto a sconti di pena, non è infatti più applicabile per i fatti punibili con l’ergastolo e il delitto Burgio, con le aggravanti, lo è.
L’inchiesta si era conclusa il mese scorso, dunque neanche un anno dopo l’omicidio. A poche ore di distanza dalla brutale esecuzione erano stati individuati e arrestati i Romano, che dal 30 maggio scorso sono in carcere. Domenico aveva confessato - secondo gli inquirenti per proteggere il proprio figlio, Giovan Battista - e aveva sostenuto che la spedizione punitiva ai danni di Burgio era scaturita da un banale litigio per una questione stradale, il graffio su un’auto. I familiari della vittima non si sono costituiti parte civile. Entrambi i nuclei sono ritenuti vicini ad ambienti di mafia.

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