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Palermo, chiese aiuto al clan di Pagliarelli per punire i rapinatori: ora è libero

Francesco Paolo Bagnasco

Non è più ai domiciliari Francesco Paolo Bagnasco, 45 anni, titolare di due esercizi commerciali Serena Ingrosso, a Palermo, coinvolto nell’indagine dei carabinieri «Brevis» dello scorso anno a Pasqua che aveva portato agli arresti, tra gli altri, Giuseppe Calvaruso e il suo braccio destro Giovanni Caruso accusati di fare parte della famiglia mafiosa di Pagliarelli.

Lo ha deciso il gip Elisabetta Stampacchia che ha disposto per l’indagato l’obbligo di dimora. Bagnasco, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, era stato arrestato con l’accusa di essersi rivolto alla «famiglia» di Pagliarelli per rintracciare gli autori di due rapine messe a segno nei suoi negozi e fargli dare una lezione. Il commerciante ha dichiarato davanti al giudice di aver chiesto l’intervento di Caruso e altri quattro conoscenti incensurati ai quali avrebbe mostrato il video delle rapine per individuare gli autori dei colpi. Bagnasco ha raccontato di essersi rivolto a Caruso, non perchè ne conoscesse i presunti legami con Cosa nostra, ma perché era il suo imbianchino, era della zona e la figlia aveva lavorato nel suo negozio. I due si conoscevano da tempo. Suo obbiettivo, ha anche riferito al gip, non era quello di punire i ladri, ma di scoprire se vi fosse una talpa interna al negozio. Le rapine erano avvenute con modalità anomale. I malviventi non si erano presentati come sempre per svuotare le casse del supermercato, ma avevano preso di mira la cassaforte. Segno che forse qualcuno li aveva informati. Secondo quanto hanno accertato i carabinieri nel corso dell’indagine i tre rapinatori furono trovati e portati in un garage di via Piave, c’era pure l’ideatore del colpo, e vennero tutti pestati a sangue. Il pestaggio sarebbe avvenuto alla presenza di Giuseppe Calvaruso.

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