Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere - davanti al gip di Palermo Marco Gaeta - Luana Cammalleri e l’operaio Pietro Ferrara (miglior amico della vittima), accusati di avere ucciso l'imprenditore agricolo Carlo La Duca, marito della donna, scomparso nel gennaio del 2019 da Cerda.
Le accuse: omicidio e occultamento di cadavere
I due sono stati arrestati venerdì scorso per omicidio e occultamento di cadavere. Il corpo della vittima non è mai stato trovato. Attraverso le indagini, con intercettazioni, analisi dei tabulati, analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, assunzione di informazioni e acquisizioni informatiche e documentali, sono emersi gravi indizi nei confronti della donna e dell’amico, che avrebbero avuto una relazione sentimentale clandestina. I due, dopo avere pianificato l’omicidio, hanno attirato la vittima a Palermo nel terreno di proprietà di Ferrara e lo hanno ucciso. Poi hanno portato la sua autovettura a circa 12 chilometri di distanza dal luogo del delitto per depistare le indagini. Dietro al delitto ci sarebbe stata la paura della donna di dover lasciare la casa del marito, dal quale si stava separando.
Temevano di essere intercettati: «Quando parliamo accendi lo stereo »
Luana Cammalleri e Pietro Ferrara erano prudenti, temevano di essere scoperti. «Anche a casa tu avrai microspie ovunque, quindi quando magari ci sentiamo, accendi lo stereo, quello che c...vuoi e ti vai a infilare in un buco. E spegni, prima di partire da casa spegni il telefono». I due amanti cercavano di evitare le intercettazioni dei carabinieri, temendo di essere sospettati del delitto. L’indagine, che ha fatto luce su un giallo cominciato con la scomparsa della vittima, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Marzia Sabella e dai pm Alfredo Gagliardi e Luisa Campanile. «Va bene spegniamo anche questo - rispondeva la donna non sapendo di essere già intercettata -. Sto spegnendo i telefoni e mi metto in macchina». I due amanti erano soliti alzare il volume della radio quando si telefonavano dall’auto. «E tuo figlio ha pure il telefono sotto controllo», diceva Ferrara. «Va bene ora li stacco tutti e due», rispondeva la donna, alludendo anche al cellulare «riservato» che usava solo per parlare con l’amante. Ferrara, mesi dopo la scomparsa di La Duca, aveva trovato anche una microspia in macchina, ma non sospettava che l’avessero piazzata gli investigatori, piuttosto pensava che fosse stata proprio l'amico, prima di morire, ad averla piazzata lì per cercare conferme ai sospetti sulla sua relazione con la moglie. «Se fossero stati gli sbirri - dice alla donna - a quest’ora avresti le manette».
Il movente del delitto, il gip: motivi privati e soldi
«Il movente dell’omicidio emerge con disarmante nitidezza: un coacervo di interessi personali familiari ed economici avevano reso per Ferrara e per la Cammalleri la morte del La Duca un evento che avrebbe semplificato enormemente il loro progetto di futuro insieme»: è quanto scrive il gip Gaeta, descrivendo il retroscena dell’omicidio di La Duca. Dalle indagini è emerso che Luana Cammalleri aveva denunciato il marito per maltrattamenti. Contro di lui aveva in corso una causa di separazione. L’azienda agricola di La Duca, secondo l'accusa, faceva gola ai due amanti. L’agricoltore era visto come un ostacolo ai progetti di vita comune dei due. La donna, non sapendo di essere intercettata, usava termini offensivi verso il marito, definito «becco» o «bestia». Insomma, nutriva molto risentimento nei suoi confronti.
Caricamento commenti
Commenta la notizia