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Termini Imerese, morta a 17 anni per una diagnosi sbagliata: condannati 5 medici

L'ospedale di Termini Imerese, nel riquadro Miriam Battaglia

Il tribunale di Termini Imerese presieduto da Vittorio Alcamo ha condannato 5 medici dell'ospedale per la morte di Miriam Battaglia,  17 anni. I medici non avrebbero diagnosticato una trombo embolia polmonare. Il quadro clinico sarebbe stato trattato erroneamente come un caso di addome acuto con emorragia pelvica. Per omicidio colposo sono stati condannati a due anni ciascuno di carcere: Alessandro Casimo, Giuseppe Catanesi, Giuseppe La Rocca, Valeria Romano e Alessandro Chines. Concessa la sospensione condizionale della pena. Dovranno anche risarcire i familiari della ragazza, parte civile al processo. Assolto il cardiologo Di Vincenzo, risultato estraneo alla vicenda.
I fatti risalgono al marzo del 2016. Myriam si presentò al pronto soccorso di Termini Imerese in preda a lancinanti dolori addominali. La studentessa aveva iniziato a stare male al rientro della scampagnata di Pasquetta. Si pensò a una intossicazione. Peggiorava di ora in ora e così i parenti l’accompagnarono al pronto soccorso.
Fu sottoposta a una serie di visite e accertamenti per effettuare la diagnosi. Si ipotizzò anche ad un avvelenamento. Alla fine fu eseguito un intervento chirurgico di laparotomia.
I familiari sporsero una denunzia, ritenendo che vi fossero stati errori da parte dei medici dell’ospedale di Termini Imerese. La Procura della Repubblica dispose l’autopsia. La conclusione fu che la ragazza era morta per un’embolia polmonare. Secondo l’accusa, un’errata interpretazione dell’elettrocardiogramma effettuato da Di Vincenzo avrebbe indotto in errore tutti gli altri medici.

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