Guttadauro e il trafficante albanese che diceva di guadagnare 300 mila euro al giorno con la droga
Che Giuseppe Guttadauro, arrestato nei giorni scorsi nei giorni scorsi con il figlio Mario Carlo con l'accusa di mantenere rapporti con la mafia palermitana, volesse avviare un traffico di droga è noto. Il chirurgo dell'ospedale Civico, ex boss di Brancaccio, intratteneva rapporti che non lascerebbero dubbi sulle sue intenzioni. Lo dicono le intercettazioni. Una del maggio del 2018 registra una conversazione che spiega il progetto di Guttadauro di volere organizzare un articolato traffico di stupefacenti con l'estero. Un piano del quale "il dottore" parla con un cittadino albanese Bersni Besart Memetaj (al quale, dicono gli investigatori, l'ex capomafia palermitano si era anche rivolto per ottenere la false laurea in odontoiatria per il figlio). Memetaj, emerge dalle intercettazioni contenute nella voluminosa ordinanza che contiene le prove he hanno portato alla nuova misura cautelare per Guttadauro, si vantava di appartenere ad una potente famiglia del circuito della criminalità organizzata. Il trafficante albanese diceva di essere in grado di trasportare carichi di dieci chili di droga alla volta, che riusciva a vendere in un solo giorno, ricavandone 300.000 euro. Guttadauro avrebbe organizzato un commercio di droga, insieme ai clan di Bagheria e Roccella, con l'estero, finanziato da alcuni palermitani, aprendo un canale per l'acquisito della cocaina con il Sud America e con l'albanese per il rifornimento di hashish. L'organizzazione avrebbe potuto contare su un assistente di volo, in rapporti con Guttadauro, che avrebbe dovuto trasportare gli stupefacenti in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda.