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L'operaio morto a Trabia, la famiglia chiede la restituzione della salma

Il cantiere nel quale stava lavorando Francesco Corso

I familiari di Francesco Corso, l'operaio di Misilmeri morto sul lavoro otto giorni fa in contrada Bragone a Trabia, chiedono alla procura di Termini Imerese di sapere quando sarà eseguita l’autopsia e quando potranno celebrare il funerale. A più di una settimana di distanza dal tragico evento, la moglie e i figli di Francesco Corso non hanno ricevuto alcun riscontro dall’autorità giudiziaria. Attraverso i legali della Studio3A Valore Spa è stata presentata al sostituto procuratore la richiesta di sapere se e quando verranno disposti ed eseguiti gli accertamenti autoptici sulla salma, per dare modo ai legali di mettere a disposizione un consulente tecnico di parte per i propri assistiti, e, nel caso contrario, se cioè il magistrato non ritenesse necessario l’esame, di rilasciare al più presto il nulla osta per dare modo ai congiunti di fissare la data dell’estremo saluto all’operaio.

Francesco Corso

«Pur consapevoli delle difficoltà in cui anche la magistratura si trova ad operare in ragione della pandemia, - si legge in una nota dei legali - i familiari del lavoratore confidano in una celere risposta da parte dell’autorità giudiziaria, perché questa situazione di incertezza e l’attesa, sommata a tutto il resto, stanno diventando insostenibili».

Com'è tristemente noto, spiegano gli avvocati, il cinquantasettenne operaio specializzato, che abitava a Misilmeri, è rimasto folgorato martedì 18 gennaio. Il lavoratore edile, regolarmente impiegato nella ditta Calcestruzzi Bolognetta srl, molto esperto in questo tipo di attività nonché autista di betonpompa, si trovava in un cantiere in contrada Bragone, a Trabia, dove sono appena i iniziati i lavori per la costruzione di una villetta, e stava manovrando con una pompa per calcestruzzo per gettare il cemento, che poi due operai di un’altra impresa procedevano a distendere sulla piattaforma. Corso ha inavvertitamente urtato con il braccio meccanico del macchinario i fili dell’alta tensione e la potentissima scarica elettrica non gli ha lasciato scampo: i soccorsi sono risultati vani.

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