Il fiume Papireto scalpita sottoterra, al momento la sua furia è domata, ma il cielo non promette nulla di buono. Le previsioni che danno pioggia mettono paura e la memoria va a tre settimane fa, il 12 dicembre, quando sono saltati i tombini dopo una ostruzione del canale e il fiume si è riversato su via Matteo Bonello e poi giù nella zona del Monte di Pietà. Un mezzo disastro, con la strada chiusa fino all'altezza del Mercato delle Pulci, le attività commerciali in sofferenza e la preoccupazione di mettere in sicurezza l'area al più presto. La Protezione civile comunale è pronta a intervenire. Giusto ieri la responsabile del servizio, l'ingegnere Margherita Di Lorenzo, ha avuto l'incontro con la ditta che dovrà effettuare i lavori, il cui incarico però non è stato ancora formalizzato, sembra ormai questione di ore. Si comincerà la prossima settimana a lavorare di pala e piccone per irreggimentare il flusso, creando un bypass a monte e intercettando quello che viene chiamato «canale della ferrovia» che scivola sottoterra in parallelo al collettore del Papireto. «Il vero problema – spiega l'ingegnere Di Lorenzo – è che l'enorme quantità d'acqua, non trovando via d'uscita, crea una forte pressione sul bastione in tufo che delimita la strada». Per intenderci, quella sorta di balcone che dal piano stradale si affaccia sulla piazza Papireto, tre metri più sotto. Il rischio è che se non si apre il cantiere, con nuove precipitazioni possa cedere il muro con gravi rischi per i residenti e i nuovi problemi che si presenterebbero. «Non abbiamo perso tempo – spiega ancora l'ingegnere Di Lorenzo - e stiamo agendo con un affidamento diretto, utilizzando 55 mila euro reperiti tra i fondi a disposizione per le emergenze. L'obiettivo è quello di “allentare” la pressione attraverso un canale alternativo di scarico». In fondo, un po' quello che è stato fatto nel 2005, quando le acque invasero il quartiere e per mesi e mesi la zona rimase come intrappolata in quell'incidente. Anche se la storia del Papireto è anche una lunga catena di esondazioni e allagamenti, sin da quanto fu interrato alla fine del Cinquecento: 1689, 1692, 1772, 1778, 1851, 1907 e 1925. Fino al disastroso allagamento del febbraio del 1931 quando l’acqua si fermò di 4 metri oltre il livello stradale e sommerse quel quartiere storicamente chiamato della Conceria. Ora, però, c'è un supplemento di complicazioni, pare. Nel senso che questi lavori della Protezione civile da soli non basteranno a riaprire la strada e considerare chiuso il problema. «Il nostro compito si esaurirà – conclude il responsabile della Protezione civile – una volta che saranno eliminati i pericoli per la popolazione». Per viabilità e tutto il resto diventerà sempre un affare del Comune, che comunque chiama in causa l'Autorità di bacino della Regione. «Bisognerà prima chiarire se il crollo del canale comprometta la stabilità del piano stradale – spiega Maria Prestigiacomo, assessore ai Lavori pubblici -. Se il rischio è scongiurato si potrà riaprire al traffico. In ogni caso non si potrà evitare un intervento sul condotto principale che dovrà essere riparato. L’amministrazione segue costantemente l’evoluzione della situazione, ma non abbandona nemmeno le interlocuzioni con la Regione da cui dovranno arrivare risorse e impegno per chiudere definitivamente questo disagio per la città». La strada chiusa, specialmente alla ripresa delle lezioni, creerà molto traffico soprattutto su corso Alberto Amedeo che, a questo punto, intercetta anche il traffico, residuale, che passava per via Matteo Bonello. Qui sotto il video dell'esondazione di dicembre.