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Prostituzione minorile a Palermo, condannati due agenti di moda ed uno dei presunti clienti

Francesco Pampa il giorno dell'arresto

Sono stati condannati, dal gup del tribunale di Palermo, i titolari di un'agenzia di moda accusati di un presunto giro di prostituzione minorile. Si tratta di Francesco Pampa e del suo ex socio Massimiliano Vicari; condannato anche uno dei presunti clienti, Filippo Giardi. Pene più lievi rispetto alle richieste avanzate dal sostituto procuratore Sergio Mistritta.

Le condanne

A Pampa, titolare della Vanity Models Management, arrestato a gennaio, sono stati inflitti undici anni di carcere, a Vicari 4 anni ed infine 2 anni a Giardi. Le condanne sono state  inflitte dal gup Rosario Di Gioia, al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato. Quale parte civile era costituita anche l'Associazione Insieme a Marianna Onlus, con il patrocinio dell'avvocato Alfredo Galasso, alla quale è stato riconosciuto il risarcimento del danno.

Le accuse

Pampa, dietro alla sua agenzia di moda avrebbe gestito, secondo l'accusa, un giro di prostituzione minorile, pagando lui stesso per fare sesso con modelle e promoter. Nello scorso mese di gennaio era stato arrestato insieme all'ex socio Vicari, titolare della Max Services Agency. I due avevano gestito le loro agenzie condividendo gli spazi dello stesso studio in centro a Palermo e avevano creato una struttura per la promozione di giovani modelle del territorio, provenienti anche da altre province siciliane, che hanno fatto partecipare ad eventi di respiro nazionale e internazionale, come le fiere dei cavalli arabi, che si sono tenuti anche a Milano e Parigi, capitali europee della moda.

Le indagini

L’indagine è partita dalle dichiarazioni di una giovane che ha iniziato a lavorare con i due uomini all’età di 15 anni, la ragazza agli investigatori ha rivelato di essere stata “iniziata” quasi subito da Pampa che l’ha poi proposta al socio Vicari e poi indotta a concedersi ad uomini più grandi, clienti dell’agenzia o semplicemente a coloro che partecipavano agli eventi legati alla moda. Dalle indagini è poi emerso che le aspiranti modelle venivano contattate tramite i social e invitate a partecipare ai provini che si tenevano presso lo studio condiviso dai due indagati. Le giovani minorenni accompagnate dai genitori, superato il provino con il patron Pampa, si iscrivevano all’agenzia pagando un quota di circa 50 euro. Da quel momento partecipavano a casting, sfilate o shooting fotografici che si tenevano in ambito locale o al massimo all’interno del territorio regionale. I due riuscivano ad instaurare un rapporto di fiducia con le ragazze che abbassavano la guardia e cadevano nel giro della prostituzione. Sarebbe emerso che Pampa dopo aver instaurato si spingeva oltre e iniziava il corteggiamento fino ad arrivare a consumare con alcune veri e propri rapporti sessuali, non curandosi della giovane età delle vittime. I benefici promessi alle giovani erano soldi, regali e progressioni di carriera. Le più ambiziose aspiravano al successo e per raggiungerlo avevano bisogno che il manager le portasse ai casting di rilievo nazionale. Questi eventi, accessibili solo ad alcune modelle, diventavano le occasioni in cui Pampa e Vicari, che si presentavano come i manager delle indossatrici, inducevano e favorivano la prostituzione delle ragazze minorenni o poco più che maggiorenni, rapportandosi con clienti che pagavano direttamente i due agenti alla fine della consumazione del rapporto sessuale. Filippo Giardi è coinvolto nella vicenda perché orbitando nell’organizzazione creata dai due, avrebbe approfittato di una minorenne intrattenendo rapporti sessuali in cambio di denaro.

La difesa

Pampa durante il processo si è difeso, sostenendo che sarebbero state le presunte vittime a chiedere di fare sesso, mentre Giardi aveva negato di aver avuto rapporti con una delle minorenni, spiegando che si sarebbe innamorato di lei e che le avrebbe dunque comprato alcuni regali.

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