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Miccoli andrà in carcere, definitiva la condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso

Mauro Lauricella e Fabrizio Miccoli

Fabrizio Miccoli, ex attaccante e capitano del Palermo, dovrà scontare 3 anni e mezzo di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Questa la definitiva condanna per il Romario del Salento, per il quale non sono neppure previste misure alternative alla detenzione dietro le sbarre, presa dalla seconda sezione della Cassazione.

Miccoli è stato incastrato dalle intercettazioni ed è responsabile di avere commissionato a Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino "u scintilluni" - già in carcere per scontare una pena di 7 anni - il compito di recuperare 12 mila euro da Andrea Graffagnini, ai tempi titolare della discoteca "Paparazzi" di Isola delle Femmine, per conto dell’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini, il quale aveva a sua volta chiesto aiuto proprio a Miccoli. La suprema corte si era espressa nei confronti di Lauricella junior lo scorso ottobre e subito dopo il figlio del capomafia si era presentato al carcere di Voghera per scontare la condanna a 7 anni per estorsione aggravata.

Dietro la vicenda c’era il cambio di gestione di un locale notturno di Isola delle Femmine, il «Paparazzi». Graffagnini inizialmente non avrebbe voluto riconoscere le pretese della sua controparte, da cui aveva rilevato la titolarità della discoteca, della quale era stato comproprietario di fatto anche l’ex difensore rosanero Andrea Barzagli. Per questo Gasparini si sarebbe a sua volta rivolto a Miccoli. E quest’ultimo, aveva coinvolto l’amico Lauricella con il quale si vedeva spesso quando indossava ancora la maglia del Palermo. Dopo una serie di discussioni e perfino una riunione nel retro di una bettola della Kalsa, Graffagnini si sarebbe infine convinto a pagare 7 mila euro, di cui duemila materialmente incassati. Solo una parte del suo presunto debito, ma che comunque per l’accusa bastava a configurare il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ma le intercettazioni avevano svelato anche altro, la vera questione della vicenda. Ascoltando i dialoghi di Lauricella junior nel tentativo, poi riuscito, di arrivare al padre “scintilluni” allora latitante, gli investigatori registrarono una frase pesante di Miccoli. Il giocatore stava aspettando l’amico in via Notarbartolo, nei pressi della casa dove abitava, lui disse, “quel fango di Falcone”. Parole di cui poi Miccoli si pentì pubblicamente, mettendosi anche a piangere.

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