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Palermo, dure condanne per la truffa alle assicurazioni degli spaccaossa

La quarta sezione della Corte di appello di Palermo ha condannato 36 persone e nella metà dei casi ha aumentato le pene rispetto al primo grado, in uno dei tronconi del processo contro la banda degli spaccaossa, un’organizzazione che, approfittando dello stato di bisogno di gente disagiata, simulava incidenti stradali procurando fratture a persone consenzienti, ricompensate con poche centinaia di euro. Il collegio presieduto da Vittorio Anania ha così in parte accolto il ricorso della Procura, presentato dai pm Giacomo Brandini e Giulia Beux, del pool coordinato dall’aggiunto Sergio Demontis, e sostenuto in appello dal sostituto procuratore generale Giuseppe Fici. Due soli gli assolti. La tranche di oggi è quella su cui indagarono i carabinieri; altre parti dell’inchiesta furono svolte da polizia e Guardia di finanza.

I giudici hanno aggravato così le condanne di Salvatore Andrea Cintura e Luca Reina, che dovranno scontare 13 anni e 2 mesi ciascuno, circa due in più a testa rispetto alla prima sentenza; Domenico Cintura ha avuto 6 anni; Alessio Cappello, Antonino Buscemi e Giuseppe Orfeo 5 anni e 8 mesi a testa; Giovanni Viviano 4 anni; Giuseppe Cintura e Giuseppe Monti 3 anni e 2 mesi; Cristoforo Vincenzo Renna 3 anni; Salvatore Fasullo 2 anni, 10 mesi e 20 giorni; Cristian Neri 1 anno e 10 mesi; Giovanni Armanno 1 anno e 6 mesi; Francesco Mutolo 1 anno e 4 mesi;  Francesco Tosco e Francesco Dragotto 1 anno ciascuno; Franco Arnone 9 mesi e 20 giorni. Unici assolti Giuseppe Gallo (difeso dall’avvocato Dario Gallo) e Angelo Lo Pinto.

Giovanni Napoli, sebbene condannato per reati da cui era stato assolto in tribunale, è stato scagionato da altre accuse e la pena è rimasta uguale: 4 anni e 10 mesi. Gli imputati erano difesi tra gli altri dagli avvocati Antonio Turrisi, Teresa Re, Daniele Giambruno. Per gli altri imputati sono arrivate le conferme delle condanne decise il 30 aprile 2020 dal Gup del Tribunale Annalisa Tesoriere. Alessandro Bova, difeso dall’avvocato Cinzia Pecoraro, è rimasto a 4 anni e 8 mesi e per lui l’appello della Procura è stato respinto; poi Vito Virzì 3 anni, Manlio Lo Piccolo 10 mesi, Concetta Di Carlo 8 mesi, Silvestro Lo Sasso 2 anni e 10 mesi, Letterio Maranzano 1 anno e 4 mesi, Giuseppe Bondini 10 mesi, Cristian Neri 2 anni, Giovanni Armanno 1 anno e 8 mesi, Franco Arnone, Domenico Celesia, Davide Giammona e Giovanni Calì 10 mesi ciascuno, Leonarda Amato e Rita Arceri 1 anno a testa, Davide Mendola 1 anno e 20 giorni, Giovanni Zinna 1 anno.  La pena per Salvatore Chiodo è stata ridotta a 1 anno e 3 mesi dai 2 anni e 10 mesi che aveva ricevuto in primo grado, era difeso dall'avvocato Domenico Emma.

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