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Palermo, sequestrati 237 chili di caffè in cialde: era stata ignorata la tracciabilità

Il primo controllo in un negozio abusivo, il secondo presso la torrefazione produttrice delle cialde. Partite le segnalazioni a varie autorità

I finanzieri del secondo Nucleo operativo metropolitano del Gruppo di Palermo hanno sequestrato oltre 237 chili di caffè sprovvisti delle informazioni relative alla tracciabilità dei generi alimentari.

Nella prima fase le fiamme gialle, durante un controllo presso un’attività commerciale di rivendita di acqua e caffè in cialde monouso ubicata a Palermo, hanno scoperto che il titolare, sprovvisto di partita Iva, non era in grado di esibire alcuna licenza o autorizzazione rilasciata dal Comune. In quel negozio c’erano 7.100 cialde di caffè, pari a 56,800 kg, privi di tracciabilità relativa ai generi alimentari, quindi senza le indicazioni che permettono la possibilità di seguire ogni fase del percorso produttivo, partendo dalle materie prime impiegate, fino ad arrivare al prodotto finito. Erano cialde pronte per essere consumate.

Un successivo controllo effettuato presso l’impresa di torrefazione fornitrice della rivendita abusiva, sono stati trovati ulteriori 180 kg di caffè suddivisi in 22.600 cialde, tutte prive delle informazioni necessarie per l’immissione in commercio.

I finanzieri così hanno segnalato il titolare della rivendita abusiva: all’assessorato delle Attività produttive, per violazione alle norme comunitarie in materia di sicurezza alimentare (Regolamento CE 178/2002) per l’applicazione di una sanzione pecuniaria che varia da un minimo di 750 a un massimo di 4.500 euro. Segnalazione anche allo Sportello unico attività produttive del Comune, per esercizio abusivo di attività (ex art. 7 della Legge Regionale n. 28/1999 - Riforma della disciplina del commercio) che prevede, oltre al sequestro amministrativo dei locali e delle attrezzature trovate al loro interno, l’irrogazione di una sanzione pecuniaria che varia da un minimo di 1.549 a un massimo di 15.493 euro. Segnalazione infine anche all’Agenzia delle Entrate, per l’apertura della partita Iva.

I finanzieri hanno inoltre provveduto a segnalare il titolare della torrefazione fornitrice al Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari per violazione alle norme comunitarie in materia di tracciabilità degli alimenti (Regolamento UE 1169/2011) che prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria che varia da un minimo di 1.000 ad un massimo 8.000 euro.

Le autorità non comunicano né il nome o l'indirizzo del negozio, né quelli della torrefazione e nemmeno il nome della marca di caffè.

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