Sedicimila pratiche di Tari «non lavorate». E previsioni di entrate, sostiene l’accusa, del tutto gonfiate. Tirava una brutta aria nell’estate del 2019 al Comune. Tutti volevano denunciare qualcosa o qualcuno perché i conti non quadravano affatto, alla fine in 24 sono stati indagati per falso in atto pubblico. «Mi sono rotto i cog...- sbottava al telefono Paolo Basile, il ragioniere generale (indagato) -. Io li denuncio tutti perché quando il Comune andrà in dissesto con qualcuno se la prenderanno...». E Maria Mandalà, dirigente dell’ufficio tributi (non indagata), si chiedeva: «Dobbiamo denunciare?», per darsi da sola una risposta: «Io lo voglio denunciare». Entrambi, in circostanze diverse, parlavano in sostanza delle stessa cosa. Ovvero le maggiori entrate che erano state previste, soprattutto per la riscossione delle imposte comunali, che almeno a loro parere erano del tutto inesistenti.
Già due anni fa lo spettro del dissesto si aggirava tra i corridoi di Palazzo delle Aquile. È il 26 luglio, Basile e la Mandalà parlano al telefono intercettati dalla guardia di finanza. «Ti devo dire una cosa molto importante e grave - afferma la dirigente -. Quel p... di Brucato (identificato dagli investigatori in Leonardo Brucato, indagato, ex dirigente dell’assessorato bilancio e tributi e responsabile dei servizi riscossione e contenzioso, ndr), senza avere mai messo mano all’Icp, Tosap, perché lui faceva solo contenzioso, ha previsto 30 milioni di euro, io non so più cosa devo fare, Paolo, dice che glielo suggeriva quel p... di Gentile». E poi la dirigente domanda all’interlocutore: «Ma io come faccio a realizzare da luglio a dicembre 30 milioni di euro che non è nulla strutturato...». Insomma Maria Mandalà, come scrivono gli inquirenti, «manifesta molta preoccupazione in relazione - si legge - a previsioni di entrate di bilancio fatte da Brucato in maniera esagerata e che lei non può realizzare».
La dirigente teme serie ripercussioni nei suoi confronti e non ci sta ad assumersi colpe non sue. «La Mandalà vuole tutelarsi - scrivono sempre gli inquirenti - ed agire nei confronti di Brucato». Infatti la dirigente dice a Basile: «...io lo voglio denunciare, perché mi ha lasciato...» e Basile aggiunge: «Se mi ha fatto scrivere entrate che non sono... me le ha confermate, Maria!! Me le ha confermate con una relazione del 10 aprile». La dirigente replica: «È un pazzo!! Dobbiamo denunciare?? Non ha nemmeno iniziato le operazioni di lotta all’evasione, di Icp, Tosap e l’imposta di soggiorno neanche l’ha aperta...».
Cinque giorni dopo i due tornano sull’argomento tasse, è il 31 luglio 2019. La loro preoccupazione riguarda, sottolineano gli investigatori, «le pratiche sulla riscossione della Tari inevase nella gestione Brucato e delle previsioni “gonfiate” che determinano un vero e proprio danno erariale. La dirigente dice a Basile: «Sono 16 mila le pratiche non lavorate... te lo faccio vedere, così faccio uscire... qua bisogna attivare anche delle procedure disciplinari a carico di Brucato - afferma -. Cioè non mi fa le consegne, ma sono cose gravissime... io devo chiudere l’ufficio e fare lavorare le pratiche con una task force interna, esterna... non lo so devo chiudere il call center? Il front office di qua e di là... 16 mila pratiche non lavorate e tutto gonfiato, non c’è nulla di... ci sono responsabilità erariali...». E poi conclude: «Qua non c’è nulla che è stato lavorato... tutto con cose massive facevano... non è stata lavorata nemmeno una pratica Paolo! Dal 2016 ad oggi... ci sono gravi inadempimenti... non mi posso tenere sta cosa io sulle spalle??? 16 mila pratiche non lavorate di Tari».
Insomma, il quadro appare piuttosto oscuro anche se adesso la parola passa agli indagati che entro la metà del prossimo mese hanno la possibilità di essere sentiti dai pm che indagano e consegnare memorie difensive. Carte che probabilmente il ragioniere Paolo Basile ha conservato in questi anni, stando almeno alle parole dette alla Mandalà, sempre il 31 luglio di due anni fa. «La cosa più grave è... sono gli equilibri di bilancio, qui salta il Comune di Palermo - afferma -... e quella determina dovrà uscire... a tempo debito ma dovrà uscire, a quel punto io manderò tutte le carte in procura, tutte!».
Nella discussione viene citato pure l’ex assessore al Bilancio Antonino Gentile (indagato). «La Mandalà - scrivono gli inquirenti -, sottolinea che la colpa di tale situazione è attribuibile a Gentile». Cosa avrebbe fatto l’ex assessore? La dirigente lo dice al telefono: «Gli faceva aumentare le previsioni... Gentile è stato, non gli devi nemmeno rispondere a stu ma....». E Basile replica che ha già preso un’iniziativa in merito. «Oggi ho scritto un siluro alla Corte dei conti che tu non hai idea - afferma -, con la guardia di finanza... ho denunciato un falso in bilancio. Tari 2014, somme certificate come impegnate che in realtà non erano impegnate, l’abbiamo accertato assieme a... Maneri e tutti gli altri... ho detto alla Corte dei conti che secondo me c’è danno erariale e l’ho dato alla guardia di finanza».
Che la situazione fosse «gravissima» per le entrate gonfiate lo sapeva a quanto sembra anche Adriana Angelomè, non indagata, responsabile del servizio Ici, Imu, Tasi ed interim pure di quello Tarsu, Tares, Tari. Pure lei parla con Paolo Basile e gli dice: «La situazione è gravissima, gravissima, ti ha accennato delle previsioni di bilancio... 23 milioni? Ma di che parliamo... è carta straccia, è ovvio che è carta straccia, e io non posso certamente lavorarmi 600 mila avvisi, bonificare la banca dati, in 3 mesi. Quindi non potrò che produrre altra carta straccia».
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