Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Palermo, un pezzo di Capo Gallo rischia di finire all'asta

Capo Gallo

Il mare di Palermo rischia di perdere un altro pezzo di costa, destinato, senza un intervento della Regione e del Comune, a essere privatizzato. Il prossimo 3 dicembre andranno all’asta, riporta il sito astegiudiziarie.it, «alcuni appezzamenti contigui di terreno siti in Palermo sul versante nord ovest della montagna di Capo Gallo, a circa 600 metri di distanza da punta Barcarello, all’interno della zona A della Riserva Naturale Orientata Capo Gallo». Il prezzo base è di 72.400 euro (offerta minima 54.300 euro) per un lotto e di 9.000 euro per un altro appezzamento di terreno, sul quale sorge un casotto diroccato. In tutto sono circa due ettari di terreno nel versante nord-ovest della montagna, a cui si accede percorrendo un sentiero in salita, denominato Spartivento. Sul terreno, afferma la relazione degli architetti che accompagna la vendita all’asta dei beni, provenienti da un pignoramento, non è possibile edificare alcunchè, ma per una loro valorizzazione e tutela da eventuali futuri appetiti privati è bene che questi entrino nel possesso dell’ente pubblico. E’ la stessa relazione - ma basterebbe una passeggiata nella riserva - a definire il luogo «non solo di notevole pregio paesaggistico, ma singolare anche per flora, fauna e conformazione geologica nonchè per il patrimonio archeologico che custodisce». «E' importante - spiega leonardo Alagna, dell’Osservatorio diritti scuola, che ha reso nota la vendita - che la Regione eserciti il diritto di prelazione, considerato anche il costo irrisorio» del terreno. «Invito quindi - aggiunge - le associazioni ambientaliste e i cittadini tutti a seguire con attenzione questa vicenda al fine di assicurare questo bene come risorsa pubblica e garantirne la cura e la salvaguardia per le generazioni future». L’acquisizione pubblica di questo bene assume maggiore rilevanza se si tiene conto che l’accesso da Mondello alla Riserva orientata è privato: bisogna pagare un 'daziò di circa due euro. Così, nel silenzio di Comune e Regione, i privati continuano a fare cassa con il mare di tutti.

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