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Corruzione al Comune di Palermo, quattro impiegati condannati in Cassazione

Hanno chiesto tutti il differimento della pena per motivi di salute o la sospensione in attesa della possibile assegnazione ai servizi sociali, ma per quattro impiegati del Comune di Palermo con ogni probabilità si apriranno le porte del carcere: la sesta sezione della Cassazione ha infatti rideterminato le pene in un processo per corruzione, mantenendole però ben oltre i limiti che consentono misure alternative alla cella. La vicenda, denominata Fintares, riguarda la richiesta di mazzette in cambio dell’"aggiustamento» delle tasse comunali sui rifiuti, che a Palermo era chiamata appunto Tares. Sconti pilotati che in primo grado a tre imputati erano costati pene elevatissime, oltre i 12 anni. Adesso invece, grazie ad assoluzioni parziali e a dichiarazioni di prescrizioni di alcuni reati, i supremi giudici hanno condannato Antonino Borsellino, Gaspare Tantillo e Ida Ardizzone a 5 anni e 6 mesi ciascuno; 5 anni, 4 mesi e 15 giorni per Cesare Pagano.

L’amministrazione comunale guidata da Leoluca Orlando era parte civile e dovrà essere risarcita: il danno subito era stato valutato 400 mila euro, ma la Corte dei conti lo ha quantificato in 210 mila, condannando i quattro anche al risarcimento in sede contabile. Gaspare Tantillo è nipote di Giulio, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale. I tre sono assistiti dagli avvocati Lorenzo Bonaventura, Massimo Motisi e Ermanno Zancla. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2010 e il 2014: le cartelle degli imprenditori e degli enti disposti a pagare le tangenti sarebbero state modificate con interventi digitali che avrebbero corretto le cifre dovute. Gli sconti sarebbero stati nell’ordine delle decine, talvolta di centinaia di migliaia di euro: il titolare di un hotel, che ha patteggiato, avrebbe risparmiato circa 180 mila euro di Tares.

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