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Il verdetto per la strage di Via D'Amelio: ecco il ruolo di Madonia e Tutino

In un comunicato la spiegazione della sentenza con cui la Suprema Corte ha confermato le condanne al processo Borsellino quater

Via D'Amelio subito dopo l'attentato

«La Quinta Sezione della Corte di cassazione - all’esito dell’udienza del 5 ottobre 2021 - ha dato lettura del dispositivo concernente i ricorsi relativi alla strage di Via D’Amelio, in cui furono uccisi Paolo Borsellino, magistrato, e gli agenti di scorta della Polizia di Stato Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cusina. Nei due gradi di merito (sentenza della Corte di assise di Caltanissetta del 20/04/2017; sentenza della Corte di assise di appello di Caltanissetta del 15/11/2019), Salvatore Mario Madonia e Vittorio Tutino sono stati condannati all’ergastolo per i reati pluriaggravati - commessi in concorso con varie altre persone - di strage, devastazione, fabbricazione, porto e detenzione di esplosivo».

Lo spiega un comunicato del Segretariato generale della Suprema Corte che ricostruisce le responsabilità degli imputati per la strage di Via D’Amelio e i depistaggi. Quanto al concorso dei due capomafia palermitani nei reati, «è stato ascritto a Madonia quale componente della Commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra, per aver partecipato alla riunione in cui fu deliberata l’esecuzione di un programma stragista che prevedeva, fra l’altro, l’uccisione di Paolo Borsellino; e a Tutino per aver curato, con altri soggetti tra i quali Gaspare Spatuzza, l’attività preparatoria ed esecutiva della strage, eseguendo il furto della Fiat 126 utilizzata quale autobomba e delle targhe di altra Fiat 126 apposte sulla prima autovettura per dissimularne la presenza sui luoghi della strage, nonché procurando due batterie e un’antenna necessarie per alimentare e collegare i micidiali dispositivi destinati a far brillare il materiale esplosivo collocato nell’autobomba».

Le due sentenze di merito, inoltre, prosegue il comunicato del Segretariato del Palazzaccio, «hanno ritenuto Calogero Pulci responsabile del reato di calunnia aggravata, per aver incolpato falsamente Murana Gaetano di aver partecipato alle fasi esecutive dell’attentato e Francesco Andriotta responsabile del reato continuato di calunnia aggravata per aver incolpato falsamente Vincenzo Scarantino, Salvatore Profeta, Gaetano Scotto e Cosimo Vernengo di aver partecipato all’organizzazione ed esecuzione della strage di Via D’Amelio; entrambi gli imputati sono stati condannati alla pena di 10 anni di reclusione». «La Corte ha rigettato i ricorsi di Salvatore Mario Madonia, di Vittorio Tutino e di Calogero Pulci. Nei confronti di Andriotta Francesco - spiega la nota - la Corte: ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla calunnia commessa il 16/10/1997 in danno di Vincenzo Scarantino perché il fatto non sussiste; ha annullato la medesima sentenza senza rinvio agli effetti penali quanto alle ulteriori calunnie in danno di Scarantino perché le stesse sono estinte per prescrizione, eliminando la relativa pena di mesi 4 di reclusione; ha rigettato nel resto il ricorso di Andriotta». Infine, la note si conclude spiegando che «la Corte ha poi rigettato i ricorsi di alcune parti civili. Tutti gli imputati ricorrenti sono stati poi condannati alla rifusione delle spese di giudizio in favore di tutte le parti civili».

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