Violenze e minacce contro chi non saldava: così funzionava il giro di usura tra Bagheria e Villabate
I tassi variavano dal 143% al 5.400% annuo. L'usura, dunque portava ampi profitti, anche perchè l'organizzazione smantellata oggi nell'operazione Arnaldo, con 10 arresti tra Bagheria, Villabate e Ficarazzi, aveva realizzato un sistema che si reggeva sul metodo mafioso. Per un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro e le vittime sarebbero state costrette a restituire le somme con la violenza o le minacce.
Come funzionava il giro di usura
Una volta individuate le potenziali vittime, l'organizzazione assicurava loro la possibilità di ricevere dei prestiti a usura. A garanzia del prestito, le vittime emettevano assegni post datati di importo nettamente superiore alla somma ricevuta. Una volta estinto il debito compresi gli interessi usurari, il titolo di credito veniva restituito o, in alternativa, venivano incassati gli assegni. Sfruttando la sua professione di avvocato, era generalmente Alessandro Del Giudice a procacciare i soggetti in difficoltà concordando con loro gli importi e i tempi dell'operazione. Lui stesso consegnava il denaro che in genere veniva erogato da Giovanni Di Salvo e Simone Nappini, anche loro arrestati nel blitz di questa notte, e poi riceveva l'assegno post datato a garanzia. Al penalista veniva riconosciuta una percentuale, variabile a seconda del caso.
Da vittima a usuraio
Anche l'avvocato Del Giudice, prima di trasformarsi in procacciatore di cittadini in difficoltà economiche, sarebbe stato vittima degli usurai. Secondo le indagini avrebbe chiesto soldi a Giovanni Di Salvo, diventato poi il suo capo nell'organizzazione, e sarebbe stato più volte minacciato anche in modo violento per la restituzione delle somme che gli erano state prestate. "Te ne puoi andare dal mondo quando non paghi gli assegni - diceva Di Salvo all'avvocato - io aspetto ancora gli altri 500 euro perché domani ti faccio svegliare bello gonfio. No perché io parola ne ho una. Se non paghi di tasca paghi di faccia, se non paghi con i soldi paghi con la vita". In una circostanza, Di Salvo avrebbe anche bloccato l'avvocato a Ficarazzi e dopo averlo immobilizzato gli avrebbe sottratto dalla tasca dei pantaloni i 25 euro che aveva con sé. Messo alle strette, per saldare il debito con l'organizzazione, l'avvocato avrebbe dovuto consegnare anche la sua Bmw oltre al denaro.