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Palermo, l'amministratore della Rap scortato dalla polizia dopo le minacce degli operai Reset

Girolamo Caruso

L’amministratore unico della Rap Girolamo Caruso ha lasciato gli uffici di piazzetta Cairoli scortato dagli agenti della polizia di Stato dopo essere stato aggredito e minacciato da una delegazione di operai Reset che chiedeva di accelerare il passaggio in Rap. A mezzogiorno una delegazione di dipendenti Reset ha voluto incontrare l'amministratore per sollecitare l’assorbimento del personale Reset nella partecipata Rap.

Si tratta di circa 90 dipendenti che rientrerebbe infatti in un atto di indirizzo dell’amministrazione comunale ormai datato anni, e ciò perché la precedente governance di Rap, aveva espresso parere negativo con un verbale di consiglio di amministrazione. Caruso ha ricevuto la delegazione esortando i presenti alla pazienza dal momento che sta cercando, come aveva detto loro in precedenza, un nuovo percorso giuridico e aziendale che porti all’ingresso in Rap dei dipendenti Reset.

Ma gli animi di un nutrito gruppo di dipendenti Reset che attendeva i colleghi in delegazione nell’atrio di piazzetta Cairoli si sono surriscaldati. Non sono mancati insulti e minacce, al punto che gli agenti della Digos ha invitato Caruso ad attendere l’arrivo di rinforzi della polizia di Stato prima di uscire dagli uffici. Soltanto scortato da agenti in tenuta antisommossa l'amministratore ha potuto lasciare la sede alle 15,30.

«Non intendo commentare quanto successo oggi», dice l’amministratore unico Girolamo Caruso. Chi si trovava in piazzetta Cairoli racconta di un clima molto teso e di un amministratore unico scosso che aveva cercato di spiegare ai rappresentati che occorreva leggere le carte e vedere se c'è la possibilità di potere trovare una strada che rispetti tutte le norme per il passaggio. «Per questi atti serve tempo e studiare bene la materia - dicono da Rap - Non è certo con la violenza che si possono ottenere questi provvedimenti. Le òotte sindacali sono un’altra cosa. Quanto successo oggi è ingiustificabile».

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