Venivano contattati sui social e pagati con ricariche Postepay in cambio di video e filmati hard. Sono le accuse di cui dovrà rispondere padre Vincenzo Esposito, 63 anni, nato a Caltavuturo e parroco a San Feliciano Magione in provincia di Perugia, ora arrestato nel carcere di Spoleto. Lo sconvolgente giro di video e materiale hard è stato scoperto grazie alle intercettazioni dai carabinieri della compagnia di Termini e dalla Procura di Palermo che dopo 3 mesi di indagini hanno condotto in cella il parroco. Agli arresti domiciliari è finita la madre di due delle presunte vittime del prete. La donna era a conoscenza di quanto erano costretti a fare i figli e avrebbe anche incassato il denaro che padre Esposito gli mandava. Oltre ai due giovani, ci sarebbero almeno altri due ragazzini di Termini Imerese finiti nel giro del prete. Secondo la ricostruzione dell’accusa - come riporta un articolo di Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia - il sacerdote «con cadenza e frequenza giornaliera» era solito contattare ragazzi minorenni di Termini Imerese e delle zone limitrofe con i quali faceva delle videochiamate a sfondo sessuale mediante le applicazioni whatsapp o messenger. I minori, scrivono ancora gli inquirenti, compivano «atti di autoerotismo dietro la promessa e corresponsione di somme di denaro che poi vengono caricate dall’indagato su carte Postepay in uso ai minori».
Gli interrogatori
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere il prete e la donna arrestata. L'interrogatorio si è tenuto in remoto davanti al gip Fabio Pilato e al pm Ludovica D'Alessio del pool fasce deboli coordinato dall'aggiunto Laura Vaccaro. Il prete difeso dall'avvocato Renato Vazzana collegato dal carcere di Spoleto è rimasto in silenzio. Lo stesso ha fatto la donna che si trova ai domiciliari, difesa dall'avvocato Giuseppe Minà. L'indagata era collegata nella caserma dei carabinieri di Termini Imerese.