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Palermo, il duplice omicidio di Falsomiele: unica imputata assolta anche in appello

L'arresto di Adele Velardo dopo il delitto

La prima sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione di Adele Velardo, la donna imputata del duplice omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, assassinati nella borgata di Falsomiele il 3 marzo 2016.

I giudici hanno respinto l’appello proposto dalla procura della Repubblica, sostenuto dal procuratore generale Maria Grazia Puliatti. Accolte così le tesi degli avvocati Paolo Grillo e Marco Clementi. Unico responsabile del duplice, efferato delitto, appare così essere Carlo Gregoli, marito della Velardo, morto suicida in carcere prima dell’inizio del dibattimento di primo grado.

Gregoli, secondo la ricostruzione della Corte d’assise e della Corte d’assise d’appello, avrebbe agito personalmente, sparando per motivi ancora oscuri a Bontà e a Vela, giardiniere, presente per caso.

Obiettivo dell’esecuzione sarebbe dovuto essere soltanto Bontà, genero del boss Giovanni Bontate, ucciso durante lo svolgimento del maxi processo, tra il primo e il secondo grado.

Il fatto che la vittima fosse sposata con Roberta Bontate aveva fatto pensare a una esecuzione di mafia, mentre in realtà, stando alla ricostruzione della Squadra mobile di Palermo, Gregoli e Bontà sarebbero stati divisi da banali questioni di pagamenti di bollette di acqua ed energia elettrica. Non è stato provato però che Velardo avesse dato un qualsiasi contributo al delitto.

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